BEYOND THE ADVANCED PSYCHIATRIC SOCIETY- A COLLECTIVE RESEARCH/ OLTRE LA SOCIETA' PSICHIATRICA AVANZATA- UNA RICERCA COLLETTIVA


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mercoledì 1 maggio 2013

La Nausea 2: "NON CI SONO AVVENTURE"/ il romanzo [Giacomo Conserva]







A. La presentazione di Sartre

Dopo lunghi viaggi, Antoine Roquentin si è stabilito a Bouville fra persone ferocemente per bene. Abita vicino alla stazione in un albergo per commessi viaggiatori, e sta scrivendo una tesi storica su un avventuriero del 18° secolo, il M. di Rollebon. Il suo lavoro lo porta spesso alla biblioteca municipale, dove il suo amico, l’Autodidatta, sta istruendosi leggendo i libri in ordine alfabetico. La sera, Roquentin va a sedersi a un tavolo del Caffè dei Ferrovieri e ascolta un disco- sempre lo stesso- “Some of these days”. E qualche volta si reca in una stanza di sopra con la donna che gestisce il locale.
Anny, la donna che lui ama, se n’è andata quattro anni fa. Ha sempre voluto che ci fossero dei ‘momenti perfetti’, e sempre ha sprecato le sue forze in minuti e vani tentativi di ricomporre il mondo attorno a lei. Lei e Roquentin hanno rotto. Adesso Roquentin sta perdendo il suo passato goccia a goccia; ogni giorno affonda più profondamente in uno strano e minaccioso presente. La sua stessa vita non ha più un significato; pensava di avere avuto delle grandi avventure; ma non ci sono avventure, ci sono solo ‘storie’. Rimane attaccato al M. de Rollebon: la morte deve giustificare la vita.
E allora che ha inizio la sua vera avventura- una insinuantesi, sottilmente orribile metamorfosi di tutte le sue sensazioni. ‘E la Nausea. Si viene afferrati alle spalle, e si va alla deriva in una tiepida pozza di tempo. ‘E Roquentin che è cambiato? ‘E il mondo? Mura, giardini, caffè sono rapidamente sopraffatti dalla nausea. Ancora si sveglia ad una giornata sinistra: c’è qualcosa di putrido nell’aria, nella luce, nei gesti della gente. M.de Rollebon muore una seconda volta: i morti non possono mai giustificare i vivi. Roquentin vaga per le strade, massiccio e senza giustificazione. E infine, il primo giorno di primavera, comprende il significato della sua avventura: la Nausea è l’esistenza che si rivela- e l’esistenza non è piacevole da vedere.
Roquentin ha un’ultima speranza: Anny gli ha scritto; si rivedranno. Ma Anny è diventata una donna pesante, grassa e disperata. Pure lei, a modo suo, ha scoperto l’esistenza. I due vecchi amanti non hanno più nulla da dirsi.
Roquentin torna alla sua solitudine nelle profondità di questa enorme Natura- che si appiattisce sulla città, e di cui già prevede i prossimi cataclismi. Cosa si deve fare? Chiedere aiuto agli altri? Ma gli altri sono gente per bene, si salutano l’un l’altro a colpi di cappello, e non sanno di esistere. Lascerà Bouville; va al Caffè dei Ferrovieri per ascoltare un’ultima volta 'Some of these days', e mentre il disco suona intravede una possibilità, una esile possibilità, di accettare se stesso.”
[‘Priére d’inserer. 1938, ’OR 1694-1695]




B. La trama del libro

Antoine Roquentin, intellettuale solitario sui 30 anni, vive isolato a Bouville (una città francese modellata sul porto di Le Havre, ove Sartre visse all’inizio degli anni ’30), ove lavora alla redazione di un’opera su un oscuro aristocratico della fine del ‘700, Monsieur de Rollebon (parecchi suoi documenti autografi sono conservati nella biblioteca della città); “la nausea” è costituita dal diario iniziato da Roquentin nel gennaio 1932 (e concluso alla fine di febbraio), quando la sua vita inizia a venire travolta da una inattesa serie di eventi: raccogliendo un ciottolo sul bordo del mare, si accorge di un mutamento degli oggetti, o della percezione che egli ne ha; contempla a lungo la radice di un castagno, e non riesce più nemmeno a darle un nome; gli oggetti più ordinari gli appaiono enigmatici e animati di una vita propria; cercando di raccogliere un foglio di carta da terra, è un essere vivente che lo tocca; tutto il mondo delle cose inanimate gli provoca un senso di scoramento, “una sensazione dolciastra di nausea”.- Un pomeriggio, dopo essersi a lungo esaminato nello specchio dell’albergo Printania, dove vive, perde la percezione di sé, non si riconosce più. Anche se le persone tendono a sembrargli sempre più semplici grotteschi manichini, cerca a volte rifugio nei locali pubblici- quasi sempre del tutto solo. Attraversa una serie di disillusioni. Il suo passato gli sembra vacuo. Scompare l’illusione di avere vissuto o poter vivere delle avventure (lui che ha percorso per anni buona parte del globo, che ha visitato tutti i luoghi canonici dell’esotismo). Si domanda se sta impazzendo. Lo studio cui da anni si dedicava su M. de Rollebon perde ogni interesse e significato per lui. Ha una serie di incontri sempre più tempestosi con un altro frequentatore della biblioteca, l’Autodidatta: un impiegato di notaio, entusiasta della cultura, della solidarietà umana, del socialismo, del progresso, che si è messo a leggere in ordine alfabetico tutti i volumi della biblioteca, e dai distinti tratti omosessuali. Nelle persone ‘per bene’, nei buoni borghesi- che vede alla sfilata domenicale dopo la messa o in visita al museo di Bouville- non vede che ‘maiali’. Ma non maggior vicinanza sente per i proletari che giocano a carte in un bar, o per una coppia di sposi. Rompe tutti i legami con questa società meschina, convenzionale e soffocante, deciso a andare a fondo della sua esperienza, a chiarire il significato dell’esistenza. Se ha alcuni istanti di sollievo (ascoltando alcune canzoni amate per esempio), l’orrore del mondo prende rapidamente il sopravvento, la nausea/angoscia lo insegue. Tutto è di troppo, ingiustificato, gli uomini come le cose; minacce oscure pesano sulla città, con mostruose proliferazioni che sorgono dal suo interno o dalla campagna circostante. Si sente sempre più a disagio davanti all’esistenza delle cose, e poi davanti all’esistenza propria- sottomesso allo sguardo degli altri. ‘L’essenziale è la contingenza’, scopre; avverte l’esistenza sempre di più come una mollezza, come un indebolimento dell’essere; pensa a uccidersi, ma scopre che il suo stesso suicidio sarebbe privo di senso; si sente ingiustificato e di troppo, in un mondo assolutamente compatto. La domenica passeggia sul molo, ma il mare è “freddo, nero, pieno di mostri”. Scopre l’irreversibilità e l’insensatezza dello scorrere del tempo. Pranza con l’Autodidatta, che non smette di ammirarlo; ha una nuova terribile ondata di nausea davanti ai discorsi dell’impiegato (ha scoperto la solidarietà umana in un campo di concentramento tedesco nella prima guerra mondiale, gli dice1), traboccanti di un ingenuo entusiasmo, di umanesimo2, di buona volontà- lo contraddice con rabbia su tutti i punti, mostrandogli lo squallore e l’inconsapevolezza di sé delle persone attorno, e il vuoto di quegli ideali; la nausea è esattamente l’esistere del mondo senza che le persone capiscano la sottile pellicola di menzogne che ricopre il nulla, gli oggetti, l’essere. Roquentin riesce infine a dare un nome alla sua nausea/ angoscia: è l’esperienza appunto della totale contingenza del mondo, della sua assoluta irriducibilità; esistere è esserci in modo del tutto gratuito e ingiustificato- e non vi è scampo possibile alla Nausea.- A Parigi ritrova dopo molti anni Anny, la sua antica amante, un’attrice3; ma lei è cambiata, si sopravvive, si dà via; nessuna comunicazione è possibile fra loro. Roquentin torna a Bouville, assiste alla scandalosa cacciata dalla biblioteca comunale dell’Autodidatta, accusato di pedofilia, ha una improvvisa esplosione di estrema violenza contro l’odioso guardiano. Prepara le sue cose, decide di abbandonare per sempre Bouville, si stabilirà a Parigi. Poco prima di partire va al ‘Ritrovo dei ferrovieri’ e ascolta un’ultima volta ‘Some of these days’, la sua canzone preferita, che è capace di trasportarlo per un po’ altrove, dove la nausea scompare. E forse è questa la soluzione: l’arte- scrivere non più un’opera di storia ma un romanzo. “Domani pioverà a Bouville”, sono le ultime parole del diario- e non si sa se sarà una liberazione, oppure un affondare nella melma e nella putrefazione.




C. Biografia ipotetica di Antoine Roquentin

Nasce intorno al 1902. Comincia a interessarsi a Monsieur de Rollebon attorno ai 20 anni (fra l’altro, ruba in Unione Sovietica alcuni documenti di lui). Verso il 1923 inizia una serie di viaggi (nella diplomazia? borse di studio all’estero? missioni commerciali?) che dureranno 6 anni; si reca in diversi paesi dell’Europa Orientale e del Nordafrica, e in Estremo Oriente. Dal 1924, per 3 anni è legato sentimentalmente con Anny, un’attrice; la separazione avviene al tempo del soggiorno suo in Giappone.
Dopo il Giappone, si reca ancora in Cina e in Vietnam (attorno al 1928)- quando improvvisamente decide di rientrare in Francia. Nel 1929 si stabilisce a Bouville, per portare avanti le sue ricerche su M. de Rollebon; vive con la (modesta) rendita annuale di 14.000 franchi. Nel 1930 fa la conoscenza dell’Autodidatta, assiduo frequentatore della biblioteca municipale. Nel gennaio 1932 inizia a tenere un diario; la prima annotazione datata è del 29 gennaio. Il 20 febbraio 1932 incontra, dopo anni, Anny. L’ultima annotazione del diario è del 24 febbraio, la sera che precede il suo abbandono di Bouville e ritorno a Parigi.
[OR 1721 e 1724-25]




1 Per un singolare capriccio del destino, è esattamente quanto capiterà a Sartre nel 1940, con una radicale trasformazione delle sue scelte successive in tutti i campi.
2 Nel 1945 Sartre terrà una affollatissima conferenza, nella Parigi liberata dai tedeschi, sul tema ‘L’esistenzialismo è un umanismo?’.
3 Modellata su Simone Jolivet, ‘Toulouse’, attrice, amante di Sartre alla fine degli anni ’20.

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