A.
La presentazione di Sartre
“Dopo lunghi viaggi, Antoine Roquentin si è stabilito
a Bouville fra persone ferocemente per bene. Abita vicino alla
stazione in un albergo per commessi viaggiatori, e sta scrivendo una
tesi storica su un avventuriero del 18° secolo, il M. di Rollebon.
Il suo lavoro lo porta spesso alla biblioteca municipale, dove il suo
amico, l’Autodidatta, sta istruendosi leggendo i libri in ordine
alfabetico. La sera, Roquentin va a sedersi a un tavolo del Caffè
dei Ferrovieri e ascolta un disco- sempre lo stesso- “Some of these
days”. E qualche volta si reca in una stanza di sopra con la donna
che gestisce il locale.
Anny, la donna che lui ama, se n’è andata quattro
anni fa. Ha sempre voluto che ci fossero dei ‘momenti perfetti’,
e sempre ha sprecato le sue forze in minuti e vani tentativi di
ricomporre il mondo attorno a lei. Lei e Roquentin hanno rotto.
Adesso Roquentin sta perdendo il suo passato goccia a goccia; ogni
giorno affonda più profondamente in uno strano e minaccioso
presente. La sua stessa vita non ha più un significato; pensava di
avere avuto delle grandi avventure; ma non ci sono avventure, ci sono
solo ‘storie’. Rimane attaccato al M. de Rollebon: la morte deve
giustificare la vita.
‘E allora che ha inizio la sua vera avventura- una
insinuantesi, sottilmente orribile metamorfosi di tutte le sue
sensazioni. ‘E la Nausea. Si viene afferrati alle spalle, e si va
alla deriva in una tiepida pozza di tempo. ‘E Roquentin che è
cambiato? ‘E il mondo? Mura, giardini, caffè sono rapidamente
sopraffatti dalla nausea. Ancora si sveglia ad una giornata sinistra:
c’è qualcosa di putrido nell’aria, nella luce, nei gesti della
gente. M.de Rollebon muore una seconda volta: i morti non possono mai
giustificare i vivi. Roquentin vaga per le strade, massiccio e senza
giustificazione. E infine, il primo giorno di primavera, comprende il
significato della sua avventura: la Nausea è l’esistenza che si
rivela- e l’esistenza non è piacevole da vedere.
Roquentin ha un’ultima speranza: Anny gli ha scritto;
si rivedranno. Ma Anny è diventata una donna pesante, grassa e
disperata. Pure lei, a modo suo, ha scoperto l’esistenza. I due
vecchi amanti non hanno più nulla da dirsi.
Roquentin torna alla sua solitudine nelle profondità di
questa enorme Natura- che si appiattisce sulla città, e di cui già
prevede i prossimi cataclismi. Cosa si deve fare? Chiedere aiuto agli
altri? Ma gli altri sono gente per bene, si salutano l’un l’altro
a colpi di cappello, e non sanno di esistere. Lascerà Bouville; va
al Caffè dei Ferrovieri per ascoltare un’ultima volta 'Some of
these days', e mentre il disco suona intravede una possibilità, una
esile possibilità, di accettare se stesso.”
[‘Priére d’inserer. 1938, ’OR 1694-1695]
B.
La trama del libro
Antoine Roquentin, intellettuale solitario sui 30 anni,
vive isolato a Bouville (una città francese modellata sul porto di
Le Havre, ove Sartre visse all’inizio degli anni ’30), ove lavora
alla redazione di un’opera su un oscuro aristocratico della fine
del ‘700, Monsieur de Rollebon (parecchi suoi documenti autografi
sono conservati nella biblioteca della città); “la nausea” è
costituita dal diario iniziato da Roquentin nel gennaio 1932 (e
concluso alla fine di febbraio), quando la sua vita inizia a venire
travolta da una inattesa serie di eventi: raccogliendo un ciottolo
sul bordo del mare, si accorge di un mutamento degli oggetti, o della
percezione che egli ne ha; contempla a lungo la radice di un
castagno, e non riesce più nemmeno a darle un nome; gli oggetti più
ordinari gli appaiono enigmatici e animati di una vita propria;
cercando di raccogliere un foglio di carta da terra, è un essere
vivente che lo tocca; tutto il mondo delle cose inanimate gli provoca
un senso di scoramento, “una sensazione dolciastra di nausea”.-
Un pomeriggio, dopo essersi a lungo esaminato nello specchio
dell’albergo Printania, dove vive, perde la percezione di sé, non
si riconosce più. Anche se le persone tendono a sembrargli sempre
più semplici grotteschi manichini, cerca a volte rifugio nei locali
pubblici- quasi sempre del tutto solo. Attraversa una serie di
disillusioni. Il suo passato gli sembra vacuo. Scompare l’illusione
di avere vissuto o poter vivere delle avventure (lui che ha percorso
per anni buona parte del globo, che ha visitato tutti i luoghi
canonici dell’esotismo). Si domanda se sta impazzendo. Lo studio
cui da anni si dedicava su M. de Rollebon perde ogni interesse e
significato per lui. Ha una serie di incontri sempre più tempestosi
con un altro frequentatore della biblioteca, l’Autodidatta: un
impiegato di notaio, entusiasta della cultura, della solidarietà
umana, del socialismo, del progresso, che si è messo a leggere in
ordine alfabetico tutti i volumi della biblioteca, e dai distinti
tratti omosessuali. Nelle persone ‘per bene’, nei buoni borghesi-
che vede alla sfilata domenicale dopo la messa o in visita al museo
di Bouville- non vede che ‘maiali’. Ma non maggior vicinanza
sente per i proletari che giocano a carte in un bar, o per una coppia
di sposi. Rompe tutti i legami con questa società meschina,
convenzionale e soffocante, deciso a andare a fondo della sua
esperienza, a chiarire il significato dell’esistenza. Se ha alcuni
istanti di sollievo (ascoltando alcune canzoni amate per esempio),
l’orrore del mondo prende rapidamente il sopravvento, la
nausea/angoscia lo insegue. Tutto è di troppo, ingiustificato, gli
uomini come le cose; minacce oscure pesano sulla città, con
mostruose proliferazioni che sorgono dal suo interno o dalla campagna
circostante. Si sente sempre più a disagio davanti all’esistenza
delle cose, e poi davanti all’esistenza propria- sottomesso allo
sguardo degli altri. ‘L’essenziale è la contingenza’, scopre;
avverte l’esistenza sempre di più come una mollezza, come un
indebolimento dell’essere; pensa a uccidersi, ma scopre che il suo
stesso suicidio sarebbe privo di senso; si sente ingiustificato e di
troppo, in un mondo assolutamente compatto. La domenica passeggia
sul molo, ma il mare è “freddo, nero, pieno di mostri”. Scopre
l’irreversibilità e l’insensatezza dello scorrere del tempo.
Pranza con l’Autodidatta, che non smette di ammirarlo; ha una nuova
terribile ondata di nausea davanti ai discorsi dell’impiegato (ha
scoperto la solidarietà umana in un campo di concentramento tedesco
nella prima guerra mondiale, gli dice1),
traboccanti di un ingenuo entusiasmo, di umanesimo2,
di buona volontà- lo contraddice con rabbia su tutti i punti,
mostrandogli lo squallore e l’inconsapevolezza di sé delle persone
attorno, e il vuoto di quegli ideali; la nausea è esattamente
l’esistere del mondo senza che le persone capiscano la sottile
pellicola di menzogne che ricopre il nulla, gli oggetti, l’essere.
Roquentin riesce infine a dare un nome alla sua nausea/ angoscia: è
l’esperienza appunto della totale contingenza del mondo, della sua
assoluta irriducibilità; esistere è esserci in modo del tutto
gratuito e ingiustificato- e non vi è scampo possibile alla Nausea.-
A Parigi ritrova dopo molti anni Anny, la sua antica amante,
un’attrice3;
ma lei è cambiata, si sopravvive, si dà via; nessuna comunicazione
è possibile fra loro. Roquentin torna a Bouville, assiste alla
scandalosa cacciata dalla biblioteca comunale dell’Autodidatta,
accusato di pedofilia, ha una improvvisa esplosione di estrema
violenza contro l’odioso guardiano. Prepara le sue cose, decide di
abbandonare per sempre Bouville, si stabilirà a Parigi. Poco prima
di partire va al ‘Ritrovo dei ferrovieri’ e ascolta un’ultima
volta ‘Some of these days’, la sua canzone preferita, che è
capace di trasportarlo per un po’ altrove, dove la nausea scompare.
E forse è questa la soluzione: l’arte- scrivere non più un’opera
di storia ma un romanzo. “Domani pioverà a Bouville”, sono le
ultime parole del diario- e non si sa se sarà una liberazione,
oppure un affondare nella melma e nella putrefazione.
C.
Biografia ipotetica di Antoine Roquentin
Nasce intorno al 1902. Comincia a interessarsi a
Monsieur de Rollebon attorno ai 20 anni (fra l’altro, ruba in
Unione Sovietica alcuni documenti di lui). Verso il 1923 inizia una
serie di viaggi (nella diplomazia? borse di studio all’estero?
missioni commerciali?) che dureranno 6 anni; si reca in diversi paesi
dell’Europa Orientale e del Nordafrica, e in Estremo Oriente. Dal
1924, per 3 anni è legato sentimentalmente con Anny, un’attrice;
la separazione avviene al tempo del soggiorno suo in Giappone.
Dopo
il Giappone, si reca ancora in Cina e in Vietnam (attorno al 1928)-
quando improvvisamente decide di rientrare in Francia. Nel 1929 si
stabilisce a Bouville, per portare avanti le sue ricerche su M. de
Rollebon; vive con la (modesta) rendita annuale di 14.000 franchi.
Nel 1930 fa la conoscenza dell’Autodidatta, assiduo frequentatore
della biblioteca municipale. Nel gennaio 1932 inizia a tenere un
diario; la prima annotazione datata è del 29 gennaio. Il 20 febbraio
1932 incontra, dopo anni, Anny. L’ultima annotazione del diario è
del 24 febbraio, la sera che precede il suo abbandono di Bouville e
ritorno a Parigi.
[OR 1721 e 1724-25]
1
Per un singolare capriccio del destino, è esattamente quanto
capiterà a Sartre nel 1940, con una radicale trasformazione delle
sue scelte successive in tutti i campi.
2
Nel 1945 Sartre terrà una affollatissima conferenza, nella Parigi
liberata dai tedeschi, sul tema ‘L’esistenzialismo è un
umanismo?’.
3
Modellata su Simone Jolivet, ‘Toulouse’, attrice, amante di
Sartre alla fine degli anni ’20.
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