BEYOND THE ADVANCED PSYCHIATRIC SOCIETY- A COLLECTIVE RESEARCH/ OLTRE LA SOCIETA' PSICHIATRICA AVANZATA- UNA RICERCA COLLETTIVA


cerca nel blog

domenica 21 ottobre 2018

Giacomo Conserva I SOGNI DI MHARO



Quando l'ho scritto avevo 23 anni, just kid. Già attraversato gli USA, e abbandonato la politica (allora), e testa piena di Beckett Burroughs Lautreamont etc etc. Erano i tempi della OPERA APERTA, e io conoscevo a memoria la Waste Land di Eliot. Frammenti, dunque, che parevano adeguarsi perfettamente a una realtà (esterna e interna) frammentata, caotica. Tales of the soul's conquest of evil? Individuation? Ricerca di una collettiva via d'uscita?

Io che qualche anno prima avevo buttato via quasi tutti i miei libri di fantascienza scavai dal buco nero di vecchie riviste (e poesie di Tennyson, e  storie dell'Africa, e quant'altro), un romanzo di Van Vogt, una serie di vignettes, quasi-allucinazioni, frammenti  di storie, passate alla lente di una visione trascendente (in senso letterale).

Di base:  Il tema originario era il processo di educazione di un ragazzo, Mharo, che George, il maestro, esponeva a un di più di esperienza reale e non reale.
Di qui, tentativamente, con andirivieni, labirinticamente, nasce forse una storia, con non pochi colpi di scena, come nelle storie che si rispettano (avevo già letto la NAUSEA di Sartre?- non so), e forse una speranza- che emergesse  un gruppo non in fusione ma di persone che si amano e, sì, anche lottano. E poteva essere tutto un sogno, certo. ("Il vecchio sognava leoni...").
Apparve sul primo numero della nuova serie di A/traverso, nel 1987. E poi in un libro, labirintico pure lui, DERIVE METROPOLITANE, del 1990.

Mi sento così nudo (e giovane) rileggendolo. Just kid.
Però alcune cose ancora tanto mi commuovono.
Spero che un po' di questa commozione e iper-reale luce giunga, anni-luce dopo, in un altro mondo (un'altra mente).







I Cite/ suzy mckee charnas THE FURIES




Sheel rode down into the ruins of 'Troi with two others whom she trusted in a fight; three Riding Women of the Grasslands, strangers in the Holdfast. From afar 'Troi looked like a blighted pasture from which the soil had all been blown by some monstrous wind, so that only blackened shards of masonry grew there now. Up close, it was a terrible place. Sheel was afraid the broken walls might collapse on her. The footing was a rough, hummocky quilt of ash, bone, and rubble that made her worry about laming her horse. She was deeply relieved to leave the place behind. 
They rode on uneasily, listening to the creak of saddle leather and the thud of the horses' hooves on alien ground. Before them lay a long, smooth slope of grass, islanded with young trees and dappled with the shadows of passing clouds. Sheel, a rider of the plains, had never been nervous of being in the open before, but this was different. She thought, "This place is empty in a way no place is empty at home. This is a hungry emptiness. It has swallowed Alldera and her little army of Free Fems, and now it swallows us." 
Perhaps she and her companions would ride and ride but never find anyone living at all. One day they would simply ride into the sea — which she imagined as a rushing river with only one bank — and none of them would ever be heard of again. Haunted by these thoughts, she reproached herself: she should have come here alone and stopped the Free Fems' mad adventure herself, somehow, without endangering anyone else. 
Down-river on the north side, they followed a broad trail paved with worn, flat stones. This would be a "road", she supposed, a silly thing; as if the Holdfast people had been so afraid of getting lost in their little patch of country that they had to mark its trails permanently so they could always find them again. 
The riders were making camp where the land dipped and good watch could be kept from a ridge above, when Ayana Maclaster came galloping back from scouting up ahead. She looked green around the mouth. 
"Come look," she croaked, and wheeled to return the way she'd come. 
With a heart full of foreboding, Sheel rode after her.

Dunja M. Mohr, Worlds apart? 
Dualism and Transgression in Contemporary Female Dystopias,
McFarland 2005

sabato 13 ottobre 2018

Antonio Chiari, FUTURABILITA’ E SECONDO AVVENTO/ video della sera con Bifo al Chourmo


BIFO AL CHOURMO, 9-10-18, you tube

FUTURABILITA’ E SECONDO AVVENTO: ANTONIO CHIARI
Sguardo retrospettivo. Ho avuto cattivi maestri, è stata una buona scuola.
È una bella poesia del poeta tedesco Arnfrid Astel a cui sono da sempre molto affezionato.
Bifo è un mio personale cattivo maestro oltre che un visionario. Uno dei tanti. Quello che caratterizza il suo lavoro è sempre stato la ricerca di una via autonoma: l’autonomia dalla codificazione e dalle norme capitalistiche, per essere poi meno costretti, forse meno sottomessi e un poco felici. Quello della sottomissione è in effetti uno dei “miei” problemi.
Ho cominciato a frequentare i testi di Franco credo nel 1975. Un piccolo gruppo di noi distribuiva A/Traverso già allora, proprio qui a Parma. Poi venne il 1977 che fu il mio 68. Da allora ho cercato di rimanere fedele alle intuizioni di quegli anni, a quel modo di procedere e nello stesso tempo ho cercato di cambiare, di non restare fermo, come inchiodato a quel periodo.
Credo che anche Bifo in qualche modo sia rimasto fedele e sia cambiato tantissimo… muovendosi per cercare innanzitutto di capire, osservando le cose da diversi punti di vista.. da luoghi diversi, da cui poter comparare i tanti pensieri. E trarne qualche indicazione sul come procedere proprio nel vivere quotidiano. Negli ultimi tempi Bifo pare disincantato e forse pessimista o a volte depresso.
Ma una iniziale depressione - dice James Hillman - è sempre un vedere al fondo delle cose, ha in sè una sorta di profondità e di intelligenza intelligente. La depressione va fatta amica e con essa si convive. Da essa poi si arriva anche all’ironia e addirittura all’ ottimismo delle soluzioni possibili.
E’ in questo iniziale disincanto nascono quelle che io chiamo le sue metafore e le sue immagini.
La metafora della zattera dove situarsi collettivamente per reggere il mare in tempesta, con la cura reciproca e l’affettività tra i soggetti scampati. Io ad esempio penso che anche Chourmo sia una zattera. Dovremmo costruire altre zattere.
Poi c’è la metafora del nostro agire politico che pratica la resistenza ad un certo livello, difendendo una barricata ma poi questa viene sfondata e noi ci ritiriamo dieci metri più indietro e poi facciamo un’altra barricata, la facciamo spontaneamente ma veniamo di nuovo sopraffatti, anche dall’inconsistenza della risposta propriamente politica di fronte agli automatismi del potere o - per dirla con Romano Madera - di fronte al Comandante Nessuno che è costituito da questi automatismi complessi, che comunque governano le nostre vite. La politica spesso non riesce a incidere, a cambiare lo stato delle cose. Automatismi tecnofinanziari o tecnolinguistici e politica sono quasi su piani diversi.
Che fare dunque quando non c’è più niente da fare?… questo ci chiedevamo la prima volta che Franco è venuto a Parma, due o tre anni fa.
Bene! Ho finito Futurabilità e Secondo Avvento che sono libri proprio belli, che consiglio a ciascuno di voi, perché guardare in faccia la realtà delle cose può essere una delle poche vie rimaste per trovare uno spazio ove situarsi.. La rivoluzione tecnologica degli ultimi anni e la conseguente mutazione antropologica e sociale non permettono l’elusione del problema. Futurabilità è un libro disilluso alle favolette ed alle interpretazioni semplici. È un libro ricchissimo, pieno di spunti e analisi e intuizioni frutto di anni di lavorio del pensiero. Un pensiero visibile, quasi palpabile nel suo darsi. Un pensiero approfondito.
È in questo libro che ritrovo la possibilità autonoma dell’ottimismo in quest’ oggi così difficile, la possibilità di arrivare a fare ciò di cui la società contemporanea ha più bisogno: cura, educazione, affetto, decontaminazione dell’ ambiente (come dice testualmente Bifo).
Ascoltatelo!

giovedì 4 ottobre 2018

Is cruelty innate in human beings? (no self-evident answer, I think)


p.e. "I cut off their hands, I burned them with fire, a pile of the living men and of heads over against the city gate I set up, men I impaled on stakes, the city I destroyed and devastated, I turned it into mounds and ruin heaps, the young men and the maidens in the fire I burned" [Ashurnasirpal II (r. 883–859 BC), King of Assyria]

But is cruelty innate in human beings?