[A posteriori, penso vi siano alcuni testi che, almeno per me oggi, illuminano o allargano il discorso- e il problema: che non è solo descrivere e/o criticare, ma uscire dalla paralisi della capacità progettuale, scoprire delle alternative:
-Castel, Castel& Lovell, “The psychiatric society’, Columbia University Press 1982 (1979).
-Talcott Parsons, ‘Il sistema sociale’, Ed. di Comunità 1996 (1952).
-Louis Althusser, ‘Lenin and philosophy, and other essays’, Monthly Review Press 2001 (‘1970 ca.).
-Jurij Davydov, ‘Il lavoro e la libertà’, Einaudi 1966 (1962).
-G. Lucáks, ‘Goethe e il suo tempo’, Einaudi 1983 (1949).
-Agnes Heller, ‘Sociologia della vita quotidiana’, Editori Riuniti 1975 (1970).
Il discorso diventa evidentemente politico e pratico, e questo tanto più se si deve fare i conti non con un sistema statico o immutabilmente solido, ma con crisi su crisi, disuguaglianze di sviluppo e di potere, superstati in rotta di collisione, e così via. E mi pare che la vecchia contrapposizione: socialismo o barbarie torni ad avere una sua cogenza. Ma questo è argomento ovviamente da dibattere, e il futuro resta da costruire, se ne saremo capaci. – GC, genn. 2012 ]
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