BEYOND THE ADVANCED PSYCHIATRIC SOCIETY- A COLLECTIVE RESEARCH/ OLTRE LA SOCIETA' PSICHIATRICA AVANZATA- UNA RICERCA COLLETTIVA


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mercoledì 29 giugno 2011

Diario 29-6-11: Guardando indietro [Giacomo Conserva]




Fra poco più di dieci giorni sarò via, senza il mio Apple e i miei file, per quasi un mese. Può essere che di tanto in tanto io riesca a postare qualcosa, e leggere/mandare email a volte, ma l’operatività del blog sarà ridotta, con tutta probabilità, a zero.
Così sembra che i tempi siano maturi per una riconsiderazione.
1. Il blog è saldamente assestato, ha una quantità notevole di visitatori sia in Italia che all’estero (vedi i dati in fondo). Conosco alcune di queste persone (di questo più tardi), la maggior parte no. La prima cosa da dire- già menzionata altrove da me- è che il mio obiettivo all’inizio era diverso da come poi sono andate le cose; tutto è iniziato da una serie di scambi d’idee formali e informali di operatori psi di Parma, i miei colleghi- e dal nostro diffuso disagio non soltanto per i ben noti problemi di finanziamento che affliggono i servizi pubblici in Italia, ma- maggiormente- per:
a) l’indifferenza dell’opinione pubblica e della politica (almeno apparentemente) sul modo in cui sta andando avanti il nostro lavoro (soprattutto nel settore pubblico) ; b) la grande influenza di atteggiamenti puramente burocratici e organizzativi, di versioni standardizzate e dubbie di una versione tecnicizzata ma sostanzialmente depotenziata di psicologia dinamica/comportamentale, l’onnipresenza e il carattere di feticcio della farmacoterapia, l’influsso pervasivo di quello che ho chiamato universo del DSM  (vedi per esempio l’APPENDICE del mio testo su Ellen West etc);
c) un altro aspetto costitutivo della situazione è tutto l’insieme di mutamenti sociali-politici-culturali-etnici che stanno continuamente avendo luogo: dalla pervasività dell’uso di sostanze in persone molto giovani alla ‘crisi economica’, alla guerra,alla diffusione dei social networks (che, fra molte altre cose, si sono dimostrati capaci di assumere un ruolo politico DIRETTO), ai mutamenti nella composizione etnica, alla stessa rivoluzione tecnico-scientifica in sè; d)  tutto questo è molto poco discusso non solo a livello generale ma anche fra i professionisti e i referenti politico-organizzativi della salute mentale; quanto resta dei movimenti trasformativi della psichiatria, e degli atteggiamenti e ideologie che vi stavano alla base paiono da tempo essersi ridotti a un cercare di “fare il meglio possibile quel poco che possiamo fare”, o ad atteggiamenti populistico/cattolici di puro aiuto ai più reietti e di accettazione nei loro confronti (che certo è meglio che niente)-  a volte nei termini più onesti- a volte con inconfessati aspetti di auto-promozione e di imprenditoria morale nel senso di Szasz; e, cosa peggiore, tutto il nostro agire è inserito nella complessità della generale struttura di potere e nei conflitti di potere dell’elite del potere- con il POTERE che costituisce non semplicemente un elemento ricorsivo nel discorso psichiatrico/psicoterapeutico ma piuttosto un inconfessato, rimosso determinante sostanziale (o significante nascosto) di molto di quello che in realtà ha luogo. Si potrebbe riassumendo dire che vi è una politica globale di deziformacija (riguardante questa area sociale come molte altre). e) correlativamente a tutto questo, il blog doveva avere un obiettivo locale, ed il suo fine primario era di riattivare le linee di comunicazione in loco, aiutare operatori e non-operatori ad andare oltre la passività, piantar semi e dare idee per un nuovo dibattito (e, forse, per una nuova mobilitazione sociale).- Questo non è successo. Il pubblico del blog c’è, ma un feedback locale percepito (a parte momenti frammentari- anche se non insignificanti) e nuovi elementi di organizzazione non si sono finora materializzati. I motivi di tutto questo possono essere di qualche interesse, e degni di una discussione.

2. Così mi sono mosso verso la città di bits ed i mondi diversi.

3. Avevo a mia disposizione (e ho cercato e trovato) molti files e links in lingue diverse, spesso di interesse notevole; ho iniziato a portarli dentro. Così c’è stata la edizione in tre lingue dei Commentaires di Debord, così come del testo di Pasquinelli, porzioni di testo di Heidegger e Max Weber in tedesco o inglese, installazioni anglo/spagnole su Tijuana, testi francesi sulle banlieues, e così via. Dovunque mi era possibile ho usato testi o versioni italiane. Ho personalmente tradotto in inglese e ripubblicato mesi dopo una specie di manifesto sui presupposti del blog e del lavoro iniziato. C’è stato un muoversi avanti e indietro dall’Afghanistan di Breznev allo squallido Caffè del Castagno di Orwell, da una immagine presa dal video del primo trip con l’LSD  di Syd Barrett a altre di aerei Patriot che proiettavano davanti a sè una muraglia di fuoco. Era iniziata la guerra in Libia; nel blog si infiltravano variamente immagini di realtà passate, presenti (future ?). Saltavano fuori Binswanger e Laing e Foucault e Talcott Parsons e Luhmann e Jung e Lacan. C’erano Louis Wolfson, 'Aimée', Roussel, la Nadja di Breton, l’ultima poesia di Sylvia Plath, Kathy Acker,  Philip K. Dick, e un compianto tedesco sulla morte di Bin Laden. Van Vogt, William Gibson, Gérard de Nerval, Blake, Burroughs, Bernward Vesper (il mio studio su di lui), Sartre (lo stesso), e testi che avevo scritto in altri tempi e contesti. Moltissima musica. Ho raccolto immagini con cura e (penso di poterlo dire) con amore.
Ho sempre cercato di non presentare un elemento isolato (se non per produrre shock, a volte) ma di provarmi ad offrire riferimenti, valutazioni, punti di vista possibilmente multipli. Alla sezione sui LINKS è dedicata molta considerazione.
Strumenti base di lavoro sono stati, come sempre, i motori di ricerca  (Google book search and Google advanced scholars search inclusi) e le differenti edizioni di Wikipedia.
Penso di aver percorso in questi tre mesi un cammino intellettuale abbastanza complicato: lavorare avendo in mente un pubblico e degli interlocutori è completamente differente dal silenzioso eroismo del pensiero (come, credo, Hanna Arendt l’ha chiamato). Ho fatto scoperte (a volte riscoperte) che non avrei mai ipotizzato. E molte idee sono venute da commenti, suggerimenti, critiche di altri. Farò alcuni nomi (scordandone molti): Emilio  Franti, Jacopo Valli, Marina Nardi, Mariapia Quintavalla, Bruno Gulli; naturalmente Antonio Chiari e Maria Inglese; Matteo Tonna; e, ancora naturalmente, William Michaelian, Tenzin Nanette Miles, Will Miller; Nemanja Nemus Medic, Giovanni Dursi, Matilde Marchesini, Francesca Alletto; Simonetta Melani, Caterina Nizzoli, Lorena Catania e Giulio Fabri Poncemi e Vincenzo Tradardi;  il Dr. Theodor Itten (S.Gallo), Leonardo Montecchi (Rimini), Matteo Pasquinelli (Berlino), il Dr. Bruno Meroni (Milano), Tom Poljansek (Tubinga), Steven Shaviro (Detroit), il Dr. Anthony Stadlen (Londra),il Dr. Pietro Barbetta, Emilio Valtellina, Marco Baldino; Antonella Moscati; Ennio Abate e Attilio Mangano (con tutta la loro attività e capacità intellettuale e dedizione); svariati colleghi e amici; mia moglie (che è una notevole psicoterapeuta, oltre a essere una persona notevole complessivamente); Edoardo, quasi 8 anni (terribilmente intelligente, e pure dotato di molto humour); molti pazienti, da cui ho imparato molte molte cose (e che mi hanno aiutato a dimenticarne alcune altre); Michael Hemmingson, con il suo genio multiforme; Antonio Caronia (la 'Enciclopedia dickiana' è puramente stupenda); il network BOLOGNA CITTA' LIBERA...
Così è stato come fare un viaggio: ‘dove vado oggi?’ Includedendo luoghi esotici (o inquietanti) come Kefar Malek, Cherokee (North Carolina), Detroit, Grozny, il Walden Pond, Aulnay-sous-Boi, Ettedhamen (sobborgo di Tunisi), L.A., Tarmeisa- Jebel Nafusa (Libia), Tijuana e così via.

Bene, ecco tutto.

Parma, 29 giugno 2011






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