Non ero mai riuscito ad aprire le ultime opere di Foucault, i seminari postumi. Dopo "La cura di se''' (che ho molto amato) e la morte per AIDS- nulla (solo i capitoli finali, toccanti e sconvolgenti, della biografia di David Macey).- Mario Galzigna mi ha costretto, con la forza del suo argomentare e narrare, ad andare oltre questo stretto: e ho iniziato a leggere Ermeneutica del soggetto, Il governo di se' e degli altri, Il coraggio di dire la verità'. Una scoperta. Una luce. In questa oratio plana, assolutamente diversa dal folgorante, lirico barocco delle sue ormai classiche opere degli anni '60, e pure dalla totale concentrazione sulle microfisiche del potere che alla fine mi aveva spinto a condividere il giudizio di Baudrillard: dimenticare Foucault- un nuovo mondo si manifesta per me (che e' poi QUESTO mondo, in una luce e una modalita' nuove).- Ma il contributo di 'Rivolte del pensiero- dopo Foucault' e' più' ampio di quanto ho appena espresso, che in fondo potrebbe esclusivamente rimandare alla mia storia personale ("Non ho una storia personale" rispose Hans Jurgen Krahl, interrogato da un tribunale tedesco alla fine degli anni '60). Perché qui compaiono in scena e interagiscono fra loro discorsi e realta' difformi: psicotici e borderline, Piero di Cosimo, Ernst Bloch, Deleuze e Guattari, Laing, Magritte, Diderot e i libertini del '700 francese, Darcy Ribeiro e i Guarani', Artaud e il Dr. Ferdiere, Octavio Paz, Kant (etc). Le disgiunzioni sintetiche e il Principio Speranza vengono evocati contro la perdita di speranza, la cancellazione del tempo, la devastazione del mondo e dei rapporti. E non è solo un discorso teorico, ma anche un notebook di viaggi intellettuali e materiali, una guida how 2 (come fare) alla trasformazione, all'uscita dalla paralisi.
Non è necessario essere d'accordo al 100 per cento con tutte le cose che Mario dice; alcune delle valutazioni su Derrida, o Heidegger, o Lacan, non le condivido al 100 per cento. Ma l'importante n on è questo- e' il farsi linea, non punto; le linee di fuga che esprime ed apre; gli incontri che evoca o propizia. Guattari parlo' una volta di passion processuel, interesse appassionato per la trasformazione. E a me questo testo ha- no kidding, niente scherzi- evocato Socrate: che monotonamente e insistentemente chiama alla messa in discussione di se', della propria realtà, della propria situazione sociale complessiva- come il tafano dei cavalli, che punge, un discorso che apre altri discorsi, processi, emozioni, realtà.
GIACOMO CONSERVA
luglio 2013
(cfr. la discussione in corso nel gruppo fb Bateson Deleuze Foucault.
Hans Jurgen Krahl, "Angaben zur Person" (1969), www.krahl-seiten.de;
e David Macey, "The lives of Michel Foucault", Vintage, 1995)
e David Macey, "The lives of Michel Foucault", Vintage, 1995)
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