Partiamo dallo schema dei tratti distintivi della società transmoderna (ripreso dal libro omonimo del 2004):
MODERNITÀ | POSTMODERNITÀ | TRANSMODERNITÀ | |
Realtà | Simulacro | Virtualità | |
Presenza | Assenza | Telepresenza | |
Omogeneità | Eterogeneità | Diversità | |
Centralizzazione | Dispersione | Rete | |
Temporalità | Fine della storia | Istantaneità | |
Ragione | Decostruzione | Pensiero unico | |
Conoscenza | Antifondamentalismo scettico | Informazione | |
Nazionale | Postnazionale | Transnazionale | |
Globale | Locale | Glocal | |
Imperialismo | Postcolonialismo | Cosmopolitismo transetnico | |
Cultura | Multicultura | Transculturale | |
Fine | Gioco | Strategia | |
Gerarchia | Anarchia | Caos integrato | |
Innovazione | Sicurezza | Società del rischio | |
Economia | Economia | New economy | |
industriale | postindustriale | ||
Territorio | Extraterritorialità | Ubicuo transfrontaliero | |
Città | Quartieri periferici | Megacittà |
(2004) |
Quello che è interessante è che non si propone una meta da raggiungere, uno stato ottimale per cui lottare, ma semplicemente di accettare quello che sta succedendo e che stiamo vivendo: i mutamenti a tutti i livelli che la globalizzazione porta con sé. Ora, è evidente che vari item della lista si possono aggiornare o precisare (uno che mi è saltato agli occhi è “galassia Microsoft”, che fa riferimento a uno stadio ormai superato)- ma appunto quello che disegnano è il nostro mondo, con le variabili di cicli economici (e finanziari), spostamenti di popolazione, innovazioni tecnologiche, conflitti militari, sviluppi politici etc: i dettagli possono essere sicuramente compresi e spiegati a posteriori, ma non previsti con assoluta certezza (v. per esempio l’interessantissimo rapporto Global Trends 2025:A Transformed World del 2008 del ‘National Intelligence Council’, agenzia governativa USA1 ); è proprio per questo esteso ventaglio di variabili, e non solo per i problemi irrisolti, le guerre o le ingiustizie che un intervento regolativo della ragione e dei suoi ideali è indicato.
Due note:
1. Il mondo attuale è di fatto una ecumene, una totalità civilizzata di scambi e comunicazioni (i famosi 5 flussi di Appadurai). L’antico ideale della cosmopoli stoica e dell’ellenismo sembra realizzarsi nell’architettura materiale della nostra civiltà.
2. Questa stessa proposta di griglia interpretativa ci arriva da subito diffratta e reticolare tramite una molteplicità di discorsi e di siti, di luoghi di enunciazione oltre che di enunciati; per nominarne alcuni:
http://rodriguezmagda.blogspot.com/; http://escholarship.org/uc/search?entity=ssha_transmodernity;view=aimandscope;
-e ciascuno di questi rimanda ad altro, in svariate direzioni. L’universo del discorso, lungi dall’essere unidimensionale, è connesso e diffuso e pieno di singolarità. Anche qui il problema pratico è non perdersi nel rumore di fondo, ma elaborare parametri e linee di comunicazione/scambio che aiutino la lotta contro l’implosione (che è il pericolo di fondo di un sistema come questo, il nostro).
Giacomo Conserva, 12 settembre 2011
Tenzin Nanette Miles: Biodiversity seems to be central to our survival.
RispondiElimina7 ore fa
Giacomo Conserva: cultural diversity, too, I think (dynamically, not statically- I mean with interactions and, also, new cultural formations/achievements)
Non sempre riesco ad "accettare" la realtà pur fatta di quello che è.. "accettare” è una parola forte e inadeguata allo stesso tempo e inoltre a volte desidero qualcosa di più della non-implosione. L'implosione del sistema rimanda alla paura che questo avvenga. Altre volte il sistema in cui sono è molto oppressivo (per me e per altri) e penso che questa oppressione sia inaccettabile e in quei momenti non mi curo del rischio d'implosione sistemica. Penso se mai al cambiamento, alla trasformazione, alla metamorfosi.
RispondiEliminabisogna partire da quello che esiste (vederlo, traversarlo) per trasformarlo, credo. è un vecchio principio marxista. e poi, 'la realtà' non è mai nè una nè statica. soffermarsi presso il negativo, tenerlo fermo, non può voler dire essere ciechi a tutto il resto. è anche una elementare questione di tattica: le contraddizioni reali sono quelle che decidono (lo diceva Lenin; se lo cita Zizek posso citarlo anch'io).
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