[da 'ISintellettualistoria2- antropologia della politica per una teoria dell'immaginario sociale'
(http://isintellettualistoria2.myblog.it/)]
Da un gruppo di ricerca milanese sull’immaginario contemporaneo (che ha già prodotto un volume su “Il fantasma”) è uscito qualche mese fa “Il fantasma della libertà- inconscio e politica al tempo di Berlusconi”, Mimesis ed. -Risale a un tempo che sembra ere distanti da quello attuale (così trapassano le fortune del mondo): Berlusconi corrotto e trionfale (e trionfante)- sua coalizione salda- alto livello di consensi ai sondaggi- nessuna crisi economico-finanziaria mondiale in corso/alle porte. Anche nessuna nuova guerra: l’intervento in Libia non era ancora cominciato.
Il quadro disegnato è affascinante: un maestro dei giochi/maestro del godimento che tiene in pugno l’immaginario degli italiani, che a sua volta si concentra massivamente su di lui; il suo ghigno, i suoi eccessi, il suo stile sono segni distintivi di questa identificazione/proiezione.
Come nel Truman Show, si vive in una realtà falsa ma totalmente vera, tecnologicamente manipolata ma assolutamente spontanea. Pensare alternative è futile- lo stesso pensiero di ciò è compromesso dalle strutture profonde che sono in atto in ciascuno, anche negli oppositori.
Raffinati strumenti concettuali vengono messi in atto dagli autori per analizzare la situazione (una volta scartate come assolutamente banali spiegaziono che facciano risalire l’incantesimo in atto al puro bombardamento dei media, controllati da uno solo): è uno stile di godimento che è in campo, come già in altri termini Wilhelm Reich e la scuola di Francoforte avevano teorizzato a proposito della Germania nazista: solo che mentre là ai tedeschi veniva proposto dal nazionalsocialismo un modello a venire di società da costruire, di valori da realizzare (l’Impero millenario) qui tutto è fermato su un eterno presente in cui non esiste storia o conflitto, ma solo superficiali composizioni o ricomposizioni in un reality che continua per sempre, un reality il cui ultimo collante è appunto Lui. –Finiti i tempi dello scambio comunicativo razionale, della ragione illuministica, della politica in quanto difficile eleborazione collettiva di scelte- siamo nel regno del puro arbitrio (di B.), ogni volta eternizzato.
L’unica speranza che viene intravista per spezzare il cerchio incantato è di capire il proprio coinvolgimento in esso (che è inevitabile), vederlo, traversarlo, e attendere un evento che possa (come le insurrezioni in Tunisia ed Egitto, espressamente nominate dagli autori) irrompere imprevisto e assieme (retroattivamente) del tutto inevitabile, e portare a un novum.
Questo riassunto, che ha cercato di essere fedele, fa poca giustizia alla ricchezza di intuizioni del testo; in particolare, vorrei ricordare a) l’uso della ricerca di Agamben sul concetto di sovranità (‘gloria’); b) di Lacan e Zizek- sul supplemento mostruoso e osceno del Potere, sul godimento dei sottoposti, sul riflettersi di parti frammentate del loro inconscio sulla ugualmente frammentata figura del leader; c) il concetto di maestro dei giochi/del godimento, che ha dimensioni iperboliche, dickiane, con un che di perverso ben al di là dell’iperreale delle simulazioni alla Baudrillard1.
Due o tre osservazioni:
a) c’è in questo libro l’ingresso di qualcosa in Italia inedito o quasi, che si situa al di là delle analisi marxiste (o freudo-marxiste) tradizionali, o del discorso post-modern, ‘francese’: è appunto l’irruzione di Lacan/Zizek (che corrisponde a quanto, a livello internazionale, ha determinato una rinascita lacaniana e una ‘sinistra lacaniana’)- qualcosa in grado di misurarsi con lo squallore/orrore del dominio totale del capitalismo post-1989, e con il sostanziale fallimento contestuale delle politiche ‘liberal’ e socialiste (progressive Labour, Veltroni, Schroeder, per certi aspetti Clinton etc) e pure con la sconfitta o marginalizzazione sostanziale dei vari movimenti emancipatori o liberatori (donne, gay, minoranze etniche etc)- in una società comunque post-patriarcale. Sembra che, per capire questo mondo, sia molto utile parlare di reale, immaginario, simbolico- di oggetto a minuscolo- di Kant+Sade- di fantasma del corpo frammentato- di distruttivo ed eccedente godimento dell’Altro.2
b) manca completamente una analisi socio-economica, e delle strutture di potere. Si dice, certo, che così come in Italia c’è Berlusconi, in Francia c’è Sarkozy, in Russia Putin; ciascuno è il nome di qualcosa: ma di cosa esattamente?3 -Sembra che, per gli autori, la risposta stia nel fallimento del progetto habermasiano di illuminismo coerente e democrazia compiuta, ad opera, sembrerebbe, di un immaginario catturato dal Potere. Non vengono nominati altri fallimenti (in primis quello del Socialismo Reale) e altre eclissi (quella del discorso marxista, o puramente della sociologia classica). Non esistono i rapporti di produzione, i centri di potere, lo sviluppo disuguale, le multinazionali, gli apparati segreti etc. Tutto questo, come spesso dice Zizek appunto, è puramente e semplicemente respinto fuori dal quadro, disavowed, forcluso- corrispondendo del resto a una tendenza assolutamente prevalente del dopo ’89, con l’assunzione a parametro di fondo indipendente del ‘mercato’, con i suoi correlati di FMI, Banca Mondiale, G7, lotta contro il terrorismo e contro il fondamentalismo, e così via- con tutto ciò ridotto a ‘puri fatti della vita’ che è inutile analizzare più di tanto (ammesso che li si menzioni).- Ma questo comunque non è un problema particolare di questo testo, ma un segno distintivo dello spirito del tempo; il libro resta coinvolgente, aperto, e dà molto da pensare (a me ha dato molto da pensare)- non solo nell’attesa del mutamento improvviso di paradigma, dello jetz-zeit/adesso del tempo messianico, o dell’evento-verità, ma proprio per attraversare la loro attesa, o la loro costruzione.
c) è un libro, infine, che nasce da una sofferenza e cerca risposte ad essa. Il deserto del reale e del reality che, come dicono gli autori, attraversiamo, è pieno di trappole, miraggi, mostri, allucinanti angosce. Intraprendere questo viaggio senza garanzie di successo (come ho ricordato all’inizio, il quadro di partenza sembra chiuso, con tutti i giochi fatti, ovvero con le regole dei giochi permutabili all’infinito senza progresso o mutamento) è un atto di grande coraggio, credo, e di grande speranza: che il deserto della vita asssociata e intrapsichica possa rifiorire, in qualche modo, prima o poi. Ora (settembre 2011)
posso dire che ‘le cose sono in moto’; allora era molto più difficile; il Benjamin che aleggia per tutto il libro (e soprattutto verso la fine) è quello della speranza assurda, quella speranza appunto che per i senza speranza ci viene donata. Quella che è sempre fondamentale, e fondante.
d) a questa speranza corrisponde l’accanimento della teoria, che scopre, cerca, discute argomenti, in un movimento del tutto aperto. Questo, come fece notare Hannah Arendt, è una manifestazione essenziale (in actu, non in potentia) della libertà e dignità umana, e come tale va accolta e fino in fondo salutata.
[Per il Truman Show, film del 1998 di Peter Weir v. l’INTERNATIONAL MOVIE DATABASE, in rete, o Wikipedia]
Giacomo Conserva, 8-9-2011
1 I suoi tratti e le sue azioni ricordano piuttosto, in effetti, il ‘genio maligno’ di Descartes; e si tenga a mente pure come ‘signore delle illusioni’ fosse un appellativo del demonio- e ‘signora del gioco’, domina ludi, nome di chi guidava il sabba.
2 una ottima introduzione a Lacan è il libro di Bruce Fink, “The Lacanian Subject”, Princeton University Press, 1996. E si veda qui questo lungo testo di Massimo Recalcati (da 'L'uomo senza inconscio', del 2010): http://gconse.blogspot.com/2011/10/massimo-recalcati-da-luomo-senza.html
3 per esempio il libro di Alain Badiou del 2007, “Di cosa è il nome Sarkozy”, o un acutissimo testo di Zizek del 2009 dedicato a proprio Berlusconi, apparso in italiano sull’Internazionale e recuperabile a http://www.pdbadiapolesine.it/Archivio%20Documenti/Archivio%20News/Nazionali/kungfu%20berlusconi.pdf (‘Berlusconi in Theran’, London Review of Books, http://www.lacan.com/zizberg.html).
[E poi vale la pena, credo, di rileggere i “Commentari alla società dello spettacolo” di Debord, e “La società dei consumi” di Baudrillard. Moltissimi testi di Zizek sono poi disponibili on-line: vedi http://www.lacan.com/bibliographyzi.htm. Per una eccellente sintesi di punti chiave del suo discorso, si può far riferimento a due saggi di Jodi Dean ('Zizek on Law', http://jdeanicite.typepad.com/i_cite/files/zizek_on_law_2.doc, 2004, e 'Enjoyment as a Category of Political Theory’, 2005, http://jdeanicite.typepad.com/i_cite/files/apsa_05_enjoyment.doc), o a un libro di S.Z. come “Il soggetto scabroso. Trattato di ontologia politica”, R.Cortina ed. 2003 (‘The ticklish subject’, 1998).]
"Non vengono nominati altri fallimenti (in primis quello del Socialismo Reale) e altre eclissi (quella del discorso marxista, o puramente della sociologia classica). Non esistono i rapporti di produzione, i centri di potere, lo sviluppo disuguale, le multinazionali, gli apparati segreti etc. Tutto questo, come spesso dice Zizek appunto, è puramente e semplicemente respinto fuori dal quadro, disavowed, forcluso- corrispondendo del resto a una tendenza assolutamente prevalente del dopo ’89, con l’assunzione a parametro di fondo indipendente del ‘mercato’, con i suoi correlati di FMI, Banca Mondiale, G7, lotta contro il terrorismo e contro il fondamentalismo, e così via- con tutto ciò ridotto a ‘puri fatti della vita’ che è inutile analizzare più di tanto (ammesso che li si menzioni).- Ma questo comunque non è un problema particolare di questo testo, ma un segno distintivo dello spirito del tempo; il libro resta coinvolgente, aperto, e dà molto da pensare (a me ha dato molto da pensare)- non solo nell’attesa del mutamento improvviso di paradigma, dello jetz-zeit/adesso del tempo messianico, o dell’evento-verità, ma proprio per attraversare la loro attesa, o la loro costruzione."
RispondiEliminaCaro Giacomo,
ma cos'è questo maledetto "spirito del tempo" che lascia fuori tutto quel bel po' di roba che hai elencato (rapporti di produzione, centri di potere, ecc)se non il feticcio a cui non sfuggono neppure i bravi autori di questo libro da te lodati?
Ci sarà pure qualcuno che continua a studiare e analizzare queste cose. E noi ( e questi autori pure) perché non ci occupiamo più di queste cose, ma solo di immaginario?
Non suoni rimprovero moralistico, ma un po' di Materia del tempo da contrappore allo Spirito ce l'abbiamo ancora o no?
Ciao
Ennio Abate
be', ennio- è quello che sto cercando di fare...
RispondiEliminaM. ha scritto: "Ciao Giacomo. Grazie. Mi lasciano un po' perplesso cose come "lo squallore/orrore del dominio totale del capitalismo" e il "supplemento mostruoso e osceno del Potere", riferiti il primo al capitalismo come grande satana (riusciremo mai a liberarci di questa immagine khomeyniano-wojthyliana?) e, il secondo, al potere come Berlusconi [sic]... Quando Agamben parla, semmai, di biometria e del sequestro del corpo da parte dello stato. Mi piace ricordare anche la follia dello spazio giudiziario europeo (di cui nessuno parla – questo sì strettamente connesso alle politiche del capitale occidentale) e, come suo correlato, quell'episodio di un tribunale scozzese che toglie a un coppia i figli perché mangiano troppo. :)))"
RispondiEliminaTenzin Nanette Miles:
RispondiEliminaTruman Show - great concept to expose.
Qualche chiarimento (molto schematico) a M.:
RispondiElimina(ciao)
1. è una recensione- in parte quindi modellata sull’oggetto che ha di fronte. Il pensiero di Zizek è base essenziale di quel libro; il concetto di ‘supplemento osceno del potere’ è suo (desunto da Lacan- con più di qualche somiglianza con l’analisi di Horkheimer e Adorno del rapporto Kant Sade Illuminismo); non potevo certo mettermi a spiegarlo lì, e non a caso ho messo dei riferimenti in nota (p.e. ai bellissimi articoli di Jodi Dean, che sono poi confluiti in un libro).
2. cercare di capire cosa anche a livello psichico tiene in moto il sistema (il NOSTRO sistema, come ho scritto nel commento alla Rodriguez M.) non è futile o insensato. Si tratta naturalmente di vedere se le ipotesi che uno fa hanno un po’ di sensatezza. Quelle di Zizek, per tornare a lui, penso che l’abbiano (esattamente come, contro Habermas, ritengo Dialettica dell’Illuminismo un grande libro)- e che aggiungano qualcosa di nuovo che, almeno a me, ha dato molto da pensare.
3. Poi, parlare di ‘squallore/orrore del dominio totale del capitalismo’ è una formula sintetica per definire un periodo storico: il post-’89 (colgo l’occasione di dire che sono stato quasi fanaticamente anti-socialismo reale, ai suoi tempi- che fra i miei libri chiave c’erano ‘La dittatura sui bisogni’ della Heller e c., quando ancora stavano in Ungheria, e il libro di Claude Lefort, già Socialisme ou Barbarie, su Soljenitsyn, etc.). Da come la vedo io, il post-’89 è stato appunto caratterizzato fondamentalmente da una ‘vittoria dell’Occidente’, con una serie di conseguenze a cascata in parte imprevedibili (l’ascesa di Cina, India, Brasile p.e.; il terrorismo islamico; la finanziarizzazione dell’economia; un pre-potere dell’immaginario etc)- oltre che altri aspetti meno cupi (o assolutamente non cupi): il transmodernismo, appunto. Ora, quella che ho chiamato ‘sinistra lacaniana’ cerca di indagare le basi psichiche di questo- e dell’orrore e dello splendore dell’Ecumene. La realtà è sempre mescolata, dinamica, contradditoria (che banalità)- a volte le parole (anche le mie, sicuramente) la irrigidiscono e rendono unilaterale. Be’, il dialogo serve appunto per provare a superare le unilateralità o le approssimazioni troppo grandi.
Giacomo.
13-9-11
M.:"Sì, certo, mi riferivo al libro del Carnagnola. Il punto 3 però mi chiarisce, in effetti. E' interessante per me il tuo approccio "psichiatrico" e, visto che proprio nel commento alla Rodriguez, come dici, ne parli.. Fammi sapere. Grazie per i chiarimenti - leggerò il tutto di nuovo più attentamente. A presto."
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