BEYOND THE ADVANCED PSYCHIATRIC SOCIETY- A COLLECTIVE RESEARCH/ OLTRE LA SOCIETA' PSICHIATRICA AVANZATA- UNA RICERCA COLLETTIVA


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mercoledì 23 ottobre 2013

Marta De Brasi: "Globalizzazione e salute mentale", Firenze 2001/ SEMINARIO ISTITUTO BLEGER A RIMINI IL 26-10 [Marta De Brasi: Il trauma dall'ambiente al gruppo interno]

Globalizzazione e salute mentale

Articolo presentato al Convegno World Psychiatric Association
MASS - MEDIA E SALUTE MENTALE
svoltosi a Firenze il 4 - 5 Ottobre 2001

Il tema di oggi sulla Globalizzazione e Salute Mentale, mi apre un ventaglio di interrogativi, tanto nella mia pratica come Psicoterapeuta così come Cittadina.

La Questione che ci convoca oggi è a mio avviso fondamentale, dato che con frequenza ravvicinata, realtà, fantasia e fantascienza, si avvicinano fino a toccarsi e a confondersi. Si sfumano le frontiere tra il pensabile e l’impensabile, tra i fantasmi (fantasie) e il reale. Sembrerebbe che le fantasie possono realizzarsi fino a far saltare (rompere) i limiti tra il sogno e la veglia; un mix di terrori notturni e diurni, sensazioni di disagio che abitano nei nostri corpi, che colpisce i nostri affetti e i rapporti con gli altri.
Della nostra vita quotidiana qualcuno diceva che assomigliamo di più al nostro tempo che al modello trasmesso dai nostri genitori. Imbricazione, interconnessione, tessuto inevitabile tra produzione di soggettività e contesto socio Ð politico, tra le culture e l’inconscio.
Più di 70 anni fa Freud in “Disagio nella civiltà” e nel “La guerra e la morte”, già ci segnalava le cause della delusione nel carattere ambivalente del dominio del tempo e dello spazio. Con l’aiuto della tecnica diceva che “l’uomo era diventato una sorte di un Dio Profetico”. Oggi quel Dio Profetico e infelice patisce di una sorte di delirio di onnipotenza.
Delirante - solitario che con una voracità cannibale vuole mangiarsi tutto e tutti.
“Il mondo si rivela oggi più globale di ieri nella sua instabilità e vulnerabilità”, scriveva Luigi Pintor il 12 Settembre scorso su “Il Manifesto”.
Oggi? Ieri? Domani? Questa linearità del tempo è precipitata , si è accorciata in un istante.
Come far luogo in noi stessi a questo modo di attualità?
I mostri con cui ci confrontiamo nella nostra clinica quotidiana, non sono solo prodotti delle fantasie, del delirio o di un sogno, sono anche effetti di un eccesso di realtà o di una sovrabbondanza di informazione, che possono provocare nel soggetto uno sgretolamento del sistema di identificazione nel centro della sua identità. Una rottura dei vincoli primordiali ed una perdita dei riferimenti e dei contatti di appartenenza.
Si manifesta o appare chiaramente una crescente vulnerabilità nei lacci sociali, uno dei cui effetti è “il predominio dell’individualismo negativo” come direbbe Robert Castel.
Nei miei ultimi due lavori, “L’Essere umano scartabile nel XXI° Secolo”, e “Mass Ð Media e Salute Mentale”, ho sviluppato più approfonditamente questi argomenti.
In una prospettiva clinica e psicopatologica, possiamo indicare che la contaminazione provocata da quegli eccessi, entrano a formare parte dell’ambito traumatico.
I soggetti toccati da queste perturbazioni transitano ai bordi dei diversi quadri psicopatologici. Difficile indicare di che soffrono o addirittura farli entrare dentro un quadro determinato.
Borderline, stati limite o disfumatura del limite. Vecchia o nuova nosologia si alterna per poter pensare in questa questione.
Oggi più di ieri il soggetto - il paziente - deve essere accolto e preso nel rapporto con il suo contesto, già che a partire di qua che possiamo fare una osservazione e comprendere da dove si nutrono quei mostri. La complessità è aumentata nel nostro lavoro psicoterapeutico.
Gli spazi ed ambiti dove ci tocca intervenire o esercitare il nostro mestiere, consiste a mio avviso nel collocare e dare forma a quello che irrompe, a quello che va oltre il limite.
Quello che ha perturbato, ostacolato e fatto vulnerabile il processo di crescita psichica e relazionale del soggetto o anche ha congelato e banalizzato i suoi vincoli con gli altri e se stessi.
La cornice per poter elaborare (metabolizzare) la sovraccarica e l’assorbimento degli stimoli, richiede da noi una rigorosità ed una attenzione minuziosa, nella costituzione di uno spazio Ð tempo, come condizione per lo svolgimento del processo terapeutico.
E’ una delle condizioni fondamentali, a mio avviso, per la emergenza di un senso di quello che sta accadendo nel rapporto. Vale a dire che possa essere pensato.
Dall’impensabile caotico al pensabile. Cioè che possa formare parte dell’arricchimento del soggetto, così rimangono le tracce dei suoi diversi divenire. Lo psichismo ha una limitata capacità di assorbimento di quello che apportano gli altri, il mondo circondante e il suo stesso mondo pulsionale. L’accelerazione del tempo, fa si che non ci si possa costituire lo spazio interno come luogo in cui rimangono le tracce dell’esperienza vissuta. Senza tempo, senza spazio, solo la precipitazione e il vissuto catastrofico. Bion ha dedicato molto a questo. Anche Pichon Rivière.
Ci sono molti orientamenti analitici che hanno sviluppato dopo Freud, gli effetti traumatici di questi eccessi, di questa eccessiva stimolazione.
Maria Torok (“La scorza e il nocciolo”), parla di un processo di introiezione difettoso nel soggetto, rimanendo tutta questa stimolazione (frammenti di immagine, sensazioni, etc.), solo al livello di una incorporazione produttiva di patologia. Vale a dire un corpo estraneo al quale si tratta di espellere attraverso atti sintomatici, delitivi o suicidari.
Tra l’altro, o in un altro piano, il processo di soggettivazione è un processo che si acquisisce durante tutta la vita del soggetto. Per la costituzione della sua identità è di fondamentale importanza lo sguardo e l’ascolto degli Altri significativi ad iniziare dai genitori, maestri, etc., vale a dire un Altro che riconosca questo processo.
Ma quando l’Altro si frantuma, si sfuma o semplicemente non c’è, questo processo di soggettivazione risulta difficoltoso. Prima o poi le fessure nella identità si trasformano in cratere.
E’ qui a mio avviso, che il vincolo terapeutico è fondamentale, come costruzione di un Altro la cui presenza, faccia da testimone di queste rovine. E’ qui che può avvenire un processo dove possa darsi una presa di coscienza, effimera, cambiante anche, su chi è Uno in funzione di un Altro. Una sorta di autorappresentazione dei propri desideri, del proprio corpo.
Ma come dicevo prima, quando tutto questo si trasloca, traballano i territori (interni ed esterni), tremano, provocando una forza di attrazione, dove si può precipitare nel vuoto. Deserto senza tracce. Pura angoscia.
Le “Nevrosi attuali” di Freud, erano solo questo. Pura attualità, senza tempo differito. Trauma puro. Emergenza e irruzione dell’irriconoscibile. Il “Perturbante” (famigliare ed estraneo), provocando una sensazione di irrealtà e di personalizzazione. Siamo di fronte al Panico. In questo caso la Coscienza del soggetto fa un tentativo per focalizzare l’origine dei diversi stimoli, provando ad identificarli. Succede qualche cosa di simile, come ad avere un relatore del telegiornale (questa volta interno) che constata passo a passo i disastri che stanno appunto accadendo nel corpo. Si direbbe che l’attacco (di panico) solo è temuto nel soggetto come apparizione.
Un primo passo come terapeuti sarebbe quello di fornire la possibilità per la costruzione di uno spazio, dove possa instaurarsi una distanza, cioè una alterità che faccia limite alla Massificazione (a situazioni di indifferenziazione) ed alla accelerazione del tempo. Dove possa rilanciarsi un percorso singolare.
Per ultimo, revisionare costantemente la nostra posizione come analisti o terapeuti, la nostra funzione, che ci permette di riflettere su alcuni degli effetti della Globalizzazione (quell’unico Dio di cui parlavo all’inizio), l’Unico Dio, l’Uno.
Resistere a questa tentazione autoritaria, ma anche alla massificazione. I limiti dentro i quali l’inconscio possa insistere alla sua maniera (nei sogni ad esempio, etc.).
Costruire un luogo dove la parola possa produrre nel suo dispiegamento temporale, l’invenzione della propria memoria.
[da PSYCHOMEDIA]
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Marta De Brasi: "Il trauma dall'ambiente al gruppo interno"

Solo su invito · (Leonardo Montecchi)
26-10-2013
h 9-13 Rimini, presso RM 25, corso d'augusto 241
Seminario della scuola Bleger


Il seminario e' gratuito si richiede l'interesse
 al tema.


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