Il 4 giugno alle 14 nella Aula D di B.go Carissimi 13 ci sarà l’ultimo seminario di ‘Dolore in bellezza 2012’. Ci sarà Mario Galzigna (professore di Storia della psichiatria a Venezia), con Sergio Manghi (prof. di Sociologia) e me. Si discuterà a partire da ‘Storia della follia nell’età classica’ di Michel Foucault, di cui è recentemente uscita una nuova edizione (curata appunto dal Prof. Galzigna).
‘Storia della follia’ è un libro fondamentale nella storia della cultura del ‘900 e nella storia del movimento per una psichiatria (una vita) diversa. Ha dato un contributo sostanziale alla messa in discussione delle dicotomie sano/malato, follia/ragione che hanno legittimato (e anche evocato) la pratica del grande internamento dei malati di mente (e elementi socialmente disturbanti) dalla fine del ‘500 in poi in Occidente, e che successivamente hanno accompagnato la nascita della psichiatria manicomiale e poi della psichiatrizzazione diffusa (la società psichiatrica avanzata, come l’ho chiamata nel mio blog, e come prima l’aveva chiamata, alla fine degli anni ’70, Roland Castel).
Riprendere in mano questo libro (che è UNA tappa del pensiero di Foucault- segnato poi da opere come ‘Sorvegliare e punire’, ‘Storia della sessualità’, ‘Nascita del biopotere’,- oltre che da una presenza militante su svariati terreni) mi (ci) pare importante per cercare alternative a pratiche solo burocratico/amministrative, o ad approcci totalmente riduttivi dell’alterità dell’Altro (e della esperienza interna in genere).- Un altro modo di esistere, agire, lavorare è possibile; ma certo non si sviluppa da solo senza confronti (e certo nemmeno senza conflitti, né errori).
Mario Galzigna, oltre che vero esperto di Foucault, ha p.e. editato un libro ricchissimo sulla malinconia; si occupa di teorie della mente e della malattia, e pure di come introdurre elementi di riflessione, creatività, libertà nella concretezza dei servizi pubblici per la salute mentale. Questo si riflette nella sua significativa introduzione a questa edizione di ‘Storia della follia’ (e nella sua concezione).
Sergio Manghi, oltre a tutta la sua carriera scientifica, ha in particolare dedicato alcuni lucidissimi saggi alla storia di John Perceval- che dopo un secolo di quasi oblio Gregory Bateson riprese nel 1961 nel grande libro ‘Perceval’s narrative. A patient's account of his psychosis. 1830-1832'. John Perceval, “psicotico” inizio ‘800- scampato dall’inferno dei primi manicomi e dei suoi demoni interni- è una figura chiave per diversi aspetti:
- per una dimostrazione che si può uscire dai vicoli ciechi della mente;
- che la “malattia” può essere un momento di trasformazione/crescita;
- che essa in ogni caso esprime non solo una problematica individuale ma un nexus di fatti intrafamigliari (mono- e multi-generazionali), sociali, culturali di breve e lungo periodo- e che solo in questo contesto di contesti essa può essere correttamente descritta, analizzata, curata (per quanto necessario);
- infine (last not least: non ultimo per importanza) per la sua (di J.P.) lotta attiva contro le storture della assistenza psichiatrica, e per il suo ruolo sia come testimone- sopravvissuto a malattia e “trattamenti inumani” che come fondatore e organizzatore di associazioni di difesa di pazienti o ex-pazienti (si veda la postfazione di P.Bertrando al libro della Bollati Boringhieri, o p.e. il sito della Survivors History Project inglese).
Quanto a me, coloro cui mando questa mail già mi conoscono. Posso dire che in queste ultime settimane, mentre mi ripromettevo di rileggere intera la’Storia della follia’ (che, sia detto per inciso, è molto più bella in francese- Foucault era anche un grandissimo scrittore), sono stato trascinato- dai fatti della vita, dalla forza delle cose, da quel che è- a confrontarmi con testi affascinanti come appunto la introduzione di Bateson alle memorie di Perceval, il capitolo dedicatogli da Edward Podvoll (puntuale e sensibile e compassionevole, da un grande psicoterapeuta buddista), e ‘Operatori e Cose. La vita interna di una schizofrenica’ di Barbara O’Brien (1958)- opera stupefacente per la sua ricchezza e precisione, e che si legge come un thriller. Il mio libro di Foucault resta lì, sullo sfondo e dentro di me.
Allego a questa mail svariato materiale che penso possa interessare: la introduzione di Galzigna a 'Storia della follia'; la prefazione originale di Foucault (che dopo la prima edizione egli sostituì, come discusso nella intro di Galzigna) (testo francese originale); il saggio di Sergio Manghi del 2005 su Bateson e Perceval; il capitolo di Podvoll dedicato a Perceval (in inglese, ancora); una rarità: la intro di David Cooper (l'inventore della parola 'antipsichiatria') alla prima traduzione in inglese del libro di Foucault; il testo di un progetto di collaborazione fra il prof. Galzigna e il DSM di Rovigo, molto interessante; una cosa mia e il suo commento (illuminato e illuminante) da parte di un 'utente'; il link a LIBGEN (maxisito russo) con una quantità di materiale di e su Foucault; un link a una registrazione a Modena di un incontro di oltre un'ora dedicato agli 'ascoltatori di voci' (segnalato da M.Galzigna); link al Survivors History Project; link al testo del libro di Barbara O'Brien (in inglese)
LIBRI:
Michel Foucault, “Storia della follia nell'età classica', a c. di Mario Galzigna, BUR 2011 (1961).
Gregory Bateson, “Perceval. Un paziente narra la propria psicosi, 1830-1832', a c. di P.Bertrando,
Bollati Boringhieri 2005 (1961).
R.Castel, F.Castel, A.Lovell, “La société psychiatrique avancée”, Grasset 1979.
'Derive. Figure della soggettività', a c. di Mario Galzigna e I.Adinolfi, Mimesis 2010.
http://www.scribd.com/giacomo_conserva/d/91568520-Barbara-O-Brian-Operators-and-Things-the-Inner-Life-of-a-Schizophrenic (è Barbara O'Brien in effetti)
http://studymore.org.uk/mpu.htm (Survivors History. Mental health and survivors' movement and context)
http://onlinefilm.org/en_EN/film/52923 (“Scritto a voce. Una storia di resistenza”, di E.Angelillo)
credo che ciò che unisce chi parla dal sordo che ascolta è la concienza del dolore. gli uditori di voci sono "coscienza amplificata" che percepisce assenza di interlocutori per cui si volgono timide figure che ascoltano sè stessi
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