“Ci
vuole molta energia per trasformare il DOLORE IN BELLEZZA,
(Bianca
Tosatti 2008)
NEGOZIARE
CON IL MALE
Da sempre il male è una condizione, e perciò una narrazione necessaria: da sempre manipoliamo la sventura e la violenza, la malattia e la morte. In tal senso, una società mostra la propria capacità di “mantenere l’ordine” nel modo in cui reintegra quotidianamente il male, lo tiene dentro, riesce a vederne un motore della Storia e delle singole storie, che svoltano quando incontrano il male e spesso solo se lo incontrano.
Così,
se il male ci accompagna e ci appartiene inesorabilmente, la portata
storica di una civiltà (la capacità di esistere e resistere
culturalmente) è leggibile nei termini di “manipolazione
simbolica” del male. Pensiamo ad esempio alla tragedia greca, alla
capacità di produrre “catarsi collettiva” mettendo in scena la
madre che uccide la figlia o il figlio che si congiunge carnalmente
alla madre: la tragedia era una potente forma di relazione col male,
capace di re-integrare ciascuno rispetto ai propri desideri negati e
al mistero dei desideri altrui.
Nominare
il male, valutare il male, legittimare il male, reintegrare il male.
Infine, negoziare con il male per opporsi al male: “ogni forma di
cura
che ci risulti davvero difficile è una forma di negoziazione con il
male”, diceva Claudine Herzlich nella celebre opera “Il senso del
male”.
Eppure,
in un periodo storico dove ci sembra di poter parlare di tutto, il
male scatena forti negazioni o sbrigative rassicurazioni.
Forse
perché abbiamo dismesso quei contesti in cui si narrava il male
collettivamente, abbiamo delegittimato le narrazioni emotive situate,
corporee, relazionali a favore di quelle mediatizzate, abbiamo perso
la “Tragedia” a favore di tanti piccoli frammenti, freddamente
tragici (pensiamo alle sfuggenti narrazioni televisive della
violenza).
O
forse perché ci siamo convinti che l’unica mediazione efficace con
la sventura è quella che porta alla sua sconfitta: sconfitta della
morte attraverso la medicina; sconfitta della follia attraverso il
farmaco; sconfitta del desiderio attraverso la sua domesticazione in
forme cui è più facile dare soddisfazione attraverso il mercato.
Infine, alla Tecnica e al Mercato abbiamo affidato il destino del
Male, sicuri di dominarlo attraverso la ragione da un lato e la
scelta dall’altro, e così di portare fuori il male dalla “comune
umanità”.
Ma
cosa succede poi se il male quotidiano viene riprodotto da coloro che
son vestiti di quella tecnica e di quel mercato che dovevano
salvarci? Il “male vestito di legittimità”, insomma, quello che
ha il volto del sapere o del successo di mercato che pure infliggono
dolore, ci confonde e ci lascia senza giudizio. E parallelamente,
siamo consapevoli che il “male identificato”, giudicato e rimosso
- idealmente confinato a pochi spazi che non ci riguardano
quotidianamente, relegato al carcere o all’ospedale ad esempio -
non è il Male finalmente circoscritto. Come dice Cassano, il male è
così lucido da adattarsi ai tempi e da sottrarsi allo sguardo
critico: ama uscire dalle narrazioni su ciò che è comune, ama
sottrarsi all’attenzione e divenire così male legittimo (sia
domestico, istituzionale, di consumo).
In
tal senso, dobbiamo forse negoziare nuovamente col male, ripensare a
processi collettivi del “tener dentro” e del “legittimare”
ciò che di noi non trova linguaggio espressivo e si traduce in
azione violenta o in senso più vasto “maligna”. Dobbiamo forse
cercare spazi – contesti, linguaggi, forme del confronto collettivo
– attraverso cui re-integrare il male, arrenderci ad esso senza
“aristocratismi etici” - dice Cassano - consapevoli della sua
forza, cioè della sua capacità di dare risposte all’uomo che
altrove gli sono negate.
Però,
una nuova “umiltà” del bene, il nostro ri-conoscimento e
l’identificazione con il male, la comprensione della sua vitalità
e delle sue ragioni, sono “esperienze” rischiose. Guardando negli
occhi la violenza, ad esempio, riconoscendola come “nostra”,
corriamo il rischio di una ulteriore de-valorizzazione del nostro
modo di vivere, di un ulteriore relativismo etico e culturale? Oppure
è invece questa la via per una maggiore capacità di parola contro
il male? In questa epoca di incertezza, dove i valori - intesi
appunto come narrazioni condivise sul male e sul bene - si rarefanno,
una maggiore capacità di prendere
posizione
può discendere dal ri-conoscere “l’umano reale”, dal
rispecchiarsi nel male come percorso sensato?
Per
tentare insieme le risposte, vogliamo guardare al tema del dolore
provocato, indotto, inflitto, convinti che il carnefice e la vittima
siano una relazione e che come tale vadano guardati e affrontati. Per
“negoziare” con il male proponiamo di guardarlo, senza relegarlo
nei luoghi del contenimento, dell’espiazione o della
riabilitazione.
Più
specificamente, il nostro percorso di riflessione – come è stato
per le altre edizioni della Rassegna “DOLORE IN BELLEZZA” –
adotterà diversi linguaggi teatrali (letture, mise
en scène,
video, brevi spettacoli) e tenterà così il confronto tra saperi
differenti, innanzi tutto tra quello sociologico e quello
psichiatrico di cui siamo portatrici.
Gli
ambiti che toccheremo nei diversi seminari, più specificamente, si
rifanno ad alcune parole chiave quali: violenza,
sacralità, colpa, contenimento, cura.
Ci occuperemo di aspetti differenti - dalla socializzazione della
colpa in carcere, alla cura delle possessioni nell’etnopsichiatria
- per esplorare le narrazioni sul male che oggi sono possibili.
Vincenza
Pellegrino, Maria Inglese, Paola Donati
APRILE-GIUGNO 2014
Teatro Due
Nominare il male, legittimare il male, reintegrare il male. Infine, negoziare con il male per opporsi al male: “Ogni forma di cura che ci risulti davvero difficile è una forma di negoziazione con il male”
30 aprile, ore 16-18.30 - IL DIS-UMANO MOLTO UMANO - Letture sul male con Marco Deriu, sociologo Università Parma, Maria Inglese, psichiatra Ausl Parma, Pietro Pellegrini, direttore DAI-SMDP Ausl Parma, Vincenza Pellegrino, sociologa Università Parma.
9 maggio, ore 16-18.30 - GLI ANGELI CADUTI. L’ESPERIENZA DELLA COMPAGNIA DELLA FORTEZZA DI VOLTERRA - Armando Punzo, regista teatrale, Bianca Tosatti, critica d'arte
direttore MAI Museo. Introduce Paola Donati, direttore Teatro Due.
19 maggio, ore 16-18.30 - DOVE NASCE IL BENE? - Gabriella Caramore, scrittrice e conduttrice del programma radio "Uomini e profeti" Rai 3, dialoga con Sergio Manghi, sociologo Università Parma.
3 giugno, ore 16-18.30 - NEGOZIARE CON IL MALE - Piero Coppo, etnopsichiatra ed etnopsicoterapeuta, dialoga con Maria Inglese. Introduce Paolo Volta, direttore attività socio-sanitarie Ausl Parma.
13 giugno, ore 16-18.30 - CARNEFICI E SPETTATORI - Alessandro Dal Lago, sociologo Università Genova, dialoga con Vincenza Pellegrino.
Nominare il male, legittimare il male, reintegrare il male. Infine, negoziare con il male per opporsi al male: “Ogni forma di cura che ci risulti davvero difficile è una forma di negoziazione con il male”
30 aprile, ore 16-18.30 - IL DIS-UMANO MOLTO UMANO - Letture sul male con Marco Deriu, sociologo Università Parma, Maria Inglese, psichiatra Ausl Parma, Pietro Pellegrini, direttore DAI-SMDP Ausl Parma, Vincenza Pellegrino, sociologa Università Parma.
9 maggio, ore 16-18.30 - GLI ANGELI CADUTI. L’ESPERIENZA DELLA COMPAGNIA DELLA FORTEZZA DI VOLTERRA - Armando Punzo, regista teatrale, Bianca Tosatti, critica d'arte
direttore MAI Museo. Introduce Paola Donati, direttore Teatro Due.
19 maggio, ore 16-18.30 - DOVE NASCE IL BENE? - Gabriella Caramore, scrittrice e conduttrice del programma radio "Uomini e profeti" Rai 3, dialoga con Sergio Manghi, sociologo Università Parma.
3 giugno, ore 16-18.30 - NEGOZIARE CON IL MALE - Piero Coppo, etnopsichiatra ed etnopsicoterapeuta, dialoga con Maria Inglese. Introduce Paolo Volta, direttore attività socio-sanitarie Ausl Parma.
13 giugno, ore 16-18.30 - CARNEFICI E SPETTATORI - Alessandro Dal Lago, sociologo Università Genova, dialoga con Vincenza Pellegrino.
“Il male è un
lucido conoscitore degli uomini e fonda il suo regno sulla capacità
di coltivarne le debolezze. Sa adattarsi ai tempi, perché ha
imparato a cambiare spalla alle sue armi: una volta esaltava la
sottomissione, oggi offre con successo e su tutti i canali dosi
crescenti di volgarità ed esibizionismo.
Se vogliono far
crollare questo potere, i migliori devono smettere di specchiarsi
nella loro perfezione.”
(Franco Cassano, da
‘L’umiltà del male’, 2011)
“Non tutto il male
viene per nuocere” (proverbio popolare)
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