martedì 8 marzo 2016

UCCIDI UCCIDI UCCIDI [link]


http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/03/08/news/sesso_movida_e_altre_follie_la_rovina_di_manuel_e_marco_dopo_la_notte_di_capodanno-134987650/?ref=HREC1-1#gallery-slider=134943563

ROMA. Chissà se, specchiandosi nella lama del coltello da cucina sporco di sangue, Manuel Foffo e Marco Prato hanno riconosciuto il loro volto. Chissà se, negli atti di follia omicida che sono costati la vita a Luca Varani, si sono chiesti come sarebbero cambiate le loro vite da quel momento in poi. Ora, svanito l'effetto di alcol e cocaina, i due assassini del Collatino possono solo guardare al loro passato. Al loro futuro penseranno i giudici.

Per formulare la loro decisione, le toghe del tribunale di Roma ripartiranno dal primo interrogatorio di Foffo, il padrone della casa dell'orrore. Studente di economia fuoricorso, figlio di un assicuratore che gestisce anche un ristorante, il 28enne si confessa davanti al pm Francesco Scavo subito dopo aver vuotato il sacco con il padre. Quello che si siede davanti al magistrato sembra un ragazzo in tutto e per tutto uguale agli altri. Alto, magro, fisico atletico e un discreto successo con le donne: "Mi vedo spesso con una ragazza - racconta in procura - ma con tutte quelle con cui sono stato non sono mai andato oltre il sesso. Anche io, però, posso innamorarmi".
Ucciso dagli amici dopo un festino a base di alcol e droga a Roma
Le parole sono confuse, come lo è il suo rapporto con la droga. Cocaina: solo qualche tirata, senza farne un vizio quotidiano. "Ora ha smesso", racconta chi lo conosce bene. Un anno e mezzo fa Foffo era andato a sbattere con la sua auto contro un cassonetto. Addio patente, benvenute promesse di rigare dritto. Ecco, allora, la start-up per mettere sul mercato un software per business man e le giornate al ristorante di papà a Pietralata, a due passi da casa. Manuel avrebbe completato la sua riabilitazione tra 20 giorni, riprendendo finalmente la licenza per rimettersi al volante. L'ultimo test su alcol e droga era stato superato a pieni voti all'ospedale Pertini una settimana fa. A stroncare l'arrampicata, però, ci ha pensato la sorte: dopo la morte dello zio, arrivata solo da qualche giorno, Foffo era caduto in depressione. Un lutto fresco, difficile da digerire se non a colpi di cocktail e cocaina. Un mix micidiale, un miscuglio che potrebbe aver accelerato il suo istinto omicida latente.

A condividere il battesimo del sangue con Manuel, nell'appartamento alla periferia Est di Roma c'era anche Marco Prato. Foffo lo aveva conosciuto poco prima di Capodanno, rimanendo forse abbagliato dal suo stile di vita: aperitivi nei locali cool della movida capitolina, vestiti da centinaia di euro e paparazzate. Nel passato del pr, infatti, c'è anche una vip. È il febbraio del 2014 e su Oggi il 29enne viene pizzicato in "acrobazie hot" con la sua nuova fiamma. Lei, stesa sul cofano di una macchina e avvinghiata a Prato, è Flavia Vento, prezzemolina del jet set romano. "Si chiama Marco - raccontava due anni fa la showgirl - organizza eventi, è laureato in scienze politiche, studia recitazione e vive tra Roma e Parigi, perché sua madre è francese ".

La storia del secondo assassino di via Igino Giordani, finiti gli sprazzi di gloria sulla carta patinata, continua su Facebook: "Bella musica + buon cibo + cocktail rinfrescanti + tanti amici + spettacoli e divertimento". Così, sui social, Marco Prato fa pubblicità alla sua serata: A(h)Però. Dice di cercare collaboratori di "bella presenza" e durante i suoi eventi ospita anche lo staff di "Avanti un altro": il programma di Paolo Bonolis è alla ricerca di concorrenti. I riferimenti alla movida rimbalzano in rete senza soluzione di continuità. Fino a trasformare Marco nella "pecora nera" di famiglia.

Il suo curriculum, infatti, sembra essere decisamente più magro di quello di papà Ledo. Esperto di politiche culturali, è il segretario dell'associazione Mecenate 90. Per anni è stato uno dei più importanti consulenti del Mibac e ha lavorato con l'ex premier Giuliano Amato. Poi ha coordinato il progetto per i restauri del Palexpò a Roma e del palazzo Ducale a Genova. Insomma, quanto di più lontano da quei festini a base di cocaina che per i 30enni del centro storico capitolino sembrano essere invece la realtà.

"A quelle serate ci sono andata - racconta una ragazza che chiede di restare anonima - hanno un'impronta gay, ma non mi sono mai sembrate nulla di troppo stravolgente. Ci ho accompagnato un paio di volte degli amici omosessuali. Erano stufi di stare sempre su Grinder e Tinder (app per incontrare l'anima gemella, ndr) e così avevano iniziato ad andare agli aperitivi di Prato per trovare compagnia". Due cocktail, stuzzichini quanto basta e poi la promessa di rivedersi. Magari a casa, con tutto il necessario. "Ormai funziona così - riprende
l'amica di Prato - la gente fa gli afterini". Tradotto: si rincasa all'alba e poi non si esce per 24 ore. Una giornata tra alcol e droga. Spesso con degli sconosciuti: "Ma dopo quello che è successo - conclude la ragazza - ora nel giro c'è paura". La stessa che i due assassini, belli e indemoniati, devono aver intravisto almeno per un istante negli occhi della loro preda prima di specchiarsi nella lama di un coltello da cucina sporco di sangue.


























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