domenica 20 ottobre 2013

The Lion for Real- Allen Ginsberg (Il leone davvero) [GC, nota fb, 2010]
























"Soyez muette pour moi, Idole contemplative..." 

I came home and found a lion in my living room 
Rushed out on the fire escape screaming Lion! Lion! 
Two stenographers pulled their brunnette hair and banged the window shut 
I hurried home to Patterson and stayed two days 

Called up old Reichian analyst 
who'd kicked me out of therapy for smoking marijuana 
'It's happened' I panted 'There's a Lion in my living room' 
'I'm afraid any discussion would have no value' he hung up 

I went to my old boyfriend we got drunk with his girlfriend 
I kissed him and announced I had a lion with a mad gleam in my eye 
We wound up fighting on the floor I bit his eyebrow he kicked me out 
I ended up masturbating in his jeep parked in the street moaning 'Lion.' 

Found Joey my novelist friend and roared at him 'Lion!' 
He looked at me interested and read me his spontaneous ignu high poetries 
I listened for lions all I heard was Elephant Tiglon Hippogriff Unicorn 
Ants 
But figured he really understood me when we made it in Ignaz Wisdom's 
bathroom. 

But next day he sent me a leaf from his Smoky Mountain retreat 
'I love you little Bo-Bo with your delicate golden lions 
But there being no Self and No Bars therefore the Zoo of your dear Father 
hath no lion 
You said your mother was mad don't expect me to produce the Monster for your Bridegroom.' 

Confused dazed and exalted bethought me of real lion starved in his stink in Harlem 
Opened the door the room was filled with the bomb blast of his anger 
He roaring hungrily at the plaster walls but nobody could hear outside 
thru the window 
My eye caught the edge of the red neighbor apartment building standing in deafening stillness 
We gazed at each other his implacable yellow eye in the red halo of fur 
Waxed rhuemy on my own but he stopped roaring and bared a fang 
greeting. 
I turned my back and cooked broccoli for supper on an iron gas stove 
boilt water and took a hot bath in the old tup under the sink board. 

He didn't eat me, tho I regretted him starving in my presence. 
Next week he wasted away a sick rug full of bones wheaten hair falling out 
enraged and reddening eye as he lay aching huge hairy head on his paws 
by the egg-crate bookcase filled up with thin volumes of Plato, & Buddha. 

Sat by his side every night averting my eyes from his hungry motheaten 
face 
stopped eating myself he got weaker and roared at night while I had 
nightmares 
Eaten by lion in bookstore on Cosmic Campus, a lion myself starved by 
Professor Kandisky, dying in a lion's flophouse circus, 
I woke up mornings the lion still added dying on the floor--'Terrible 
Presence!'I cried'Eat me or die!' 

It got up that afternoon--walked to the door with its paw on the south wall to steady its trembling body 
Let out a soul-rending creak from the bottomless roof of his mouth 
thundering from my floor to heaven heavier than a volcano at night in 
Mexico 
Pushed the door open and said in a gravelly voice "Not this time Baby-- 
but I will be back again." 

Lion that eats my mind now for a decade knowing only your hunger 
Not the bliss of your satisfaction O roar of the universe how am I chosen 
In this life I have heard your promise I am ready to die I have served 
Your starved and ancient Presence O Lord I wait in my room at your Mercy.

Allen Ginsberg

IL LEONE DAVVERO

Sono venuto a casa e ho trovato un leone nel mio soggiorno 
Sono scappato sulla scala antincendio gridando Leone! Leone! 
Due stenografe si sono aggiustate i capelli bruni e hanno sbattuto la finestra 
Sono corso a casa a Paterson, ci sono rimasto due giorni 

Ho telefonato al mio vecchio analista reichiano 
Che mi aveva cacciato dalla cura perché fumavo marijuana 
“ è successo” ansimai “ c’è un leone nella mia stanza” 
“ credo che ogni ulteriore discussione non serva” ha riattaccato 

andai dal mio vecchio ragazzo, ci siamo ubriacati con la sua ragazza 
Lo baciai e annunciai con brillio pazzo che avevo un leone 
Siam finiti a lottare per terra, 
gli diedi un morso a un sopracciglio lui mi buttò fuori a calci 
e poi a masturbarmi nella sua jeep parcheggiata gemendo “Leone!” 

Trovato Joey il mio amico romanziere e gli ho ruggito “leone!” 
Mi guardò interessato e mi lesse le sue alte poesie spontanee ignu 
Mi aspettavo sentire parlare di leoni 
ma c’erano soltanto elefanti tigloni ippogrifi unicorni, formiche 

Ma mi parve che mi avesse capito quando l’abbiamo fatto nel bagno di Ignaz Wisdom 

Ma il giorno dopo mi mandò un foglietto dal suo ritiro sulla Smokey Mountain 
“ti amo mio piccolo Bo-bo coi tuoi delicati leoncini biondi 
Ma dato che il Sé non c’è e non ci sono sbarre, lo zoo del tuo caro padre mai ebbe alcun leone 
Tu hai detto che tua madre era pazza, non aspettarti che sia io a tirar fuori il mostro che ti sarà sposo” 

Confuso stordito ed esaltato pensai a un vero leone affamato nel suo fetore ad Harlem 
Apri la porta, la stanza era piena dell’esplosione da bomba della sua rabbia 

Lui ruggiva affamato alle pareti d’intonaco ma nessuno poteva udirlo fuori dalla finestra 
Ci fissammo, il suo implacabile occhio giallo nell’alone rosso del pelo 
dilatato cisposo fisso nel mio, ma smise di ruggire e mostrò una zanna in saluto 

Io voltai la schiena e cucinai broccoli su ferrea cucina a gas 
Lasciai bollire l’acqua e feci un bagno caldo nella vecchia tinozza sotto il piano del lavandino 
Non mi mangiò, e a me dispiaceva vederlo morire di fame in mia presenza 

La settimana dopo era deperito, una pelle malata piena di ossa coi peli giallastri e cadenti 
Infuriato e con l’occhio rosso mentre giaceva indolenzito enorme con la testa pelosa sulle zampe 
Accanto a scaffali di cassette da uova pieni di libri smilzi di Platone e Buddha 

Sedetti al suo fianco ogni notte distogliendo gli occhi dalla sua faccia affamata divorata dalle tarme 
Smisi di mangiare io stesso, lui diventò sempre più debole e ruggiva la notte mentre io avevo gli incubi 


Mangiato da un leone nella libreria del Campus cosmico, 
leone io stesso ridotto alla fame dal professor Kandinsky, morente in un circo per leoni senza tetto 
Mi svegliavo al mattino il leone continuava a morire sul pavimento 
“terribile presenza”! gridai “ mangiami o muori!” 

Si alzò quel pomeriggio si avviò verso la porta con la zampa sulla parete per reggere quel corpo tremante 
Lanciò un cigolio da spezzare l’anima dal tetto senza fondo della sua bocca 
Tuonando dal pavimento al cielo più forte di un vulcano in Messico di notte 
Spalancò la porta e disse con voce rasposa “non stavolta Baby, ma tornerò !” 

Leone che mi mangi la mente ormai da dieci anni conscio soltanto della tua fame 
Non l’estasi della tua soddisfazione 
Oh ruggito dell’universo come sono stato scelto 
In questa vita ho udito la tua promessa sono pronto a morire ho servito 
La tua affamata e antica presenza o signore aspetto nella mia stanza in tua mercè .

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