domenica 23 settembre 2012

Per Luis de Góngora [Pallida risponde al suo lamento/ Poema En La Muerte De Doña Guiomar De Sa, Mujer De Juan Fernández De Espinosa]





Pallida risponde al suo lamento
purpureamente splendida casta rosa,
che in pianta, benché spinosa,
godè del vento.

Sempre bella e passita, sempre rosa,
già fresco soffio, nella terra non giace, non riposa,
in odio alla violenza.

Il Betis non la fragranza piange, ma la
polvere delle foglie, lungo il Tago,
che materno indora.

Fra nuovi campi oggi è una di di quelle
rose che una migliore ed altra Aurora accende-
una brina di stelle.
GC, 1975

Poema En La Muerte De Doña Guiomar De Sa, Mujer De Juan Fernández De Espinosa de Luis De Gongora


Pálida restituye a su elemento
Su ya esplendor purpúreo casta rosa,
Que en planta dulce un tiempo, si espinosa,
Gloria del Sol, lisonja fue del viento.
El mismo que espiró suave aliento
Fresca, espira marchita y siempre hermosa;
No yace, no, en la tierra, mas reposa,
Negándole aun el hado lo violento.
Sus hojas sí, no su fragancia, llora
En polvo el patrio Betis, hojas bellas,
Que aun en polvo el materno Tejo dora.
Ya en nuevos campos una es hoy de aquellas
Flores que ilustra otra mejor Aurora,
Cuyo caduco aljófar son estrellas.

   Pallida restituisce al suo elemento quello che fu splendore purpureo la casta rosa, che un tempo su pianta dolce, pur se spinosa, gioia del sole, lusinga fu del vento.
   Lo stesso alito soave che spirava fresca, spira appassita, e sempre bella; non giace,no, in terra, ma riposa, negandole ancora il fato la violenza.
   Le sue foglie in polvere, non la fragranza, piange il patrio Beti; foglie belle, che anche in polvere il materno Tejo indora.
   E in nuovi campi è ora una di quelle rose che illumitia un'altra, migliore aurora, la cui caduca rugiada sono stelle.
(ALDA CROCE)

«La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce», 42, 1944






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