venerdì 30 giugno 2017

I NOMI DI YAHWEH (da "Del non scrivere per i fantasmi", G.Conserva in AAVV "Jean-Jacques Abrahams. Un singolare gatto selvatico", ombrecorte 2017)



V I NOMI DI YAHWEH (19-12-73, Bruxelles)

Il primo figlio di JJA venne chiamato Yahweh. Era, racconta lui, un nome non previsto dalle leggi del paese, perché non si trovava in nessun libro posseduto dalla biblioteca reale. I genitori scrissero allora un documento, e lo depositarono là, così che la loro scelta fosse legittimata. E il testo è una tenera fiaba. Il nome Yahweh viene spiegato, e vengono elencati gli appellativi di cui si circonda, e che circondano il bambino.
“Yahweh, tu sei il padre, sei colui che dà il nome, e perciò si dice che il bambino è il Padre dell’Uomo
Gli diedero dunque all’inizio i nomi del Dio creatore d’Israele, per fare capire che questo bambino non era in effetti solo un bambino ma il creatore stesso, e non una creatura. Bisognava dunque che si chiamasse Yahweh, Adonai, Elohien”. Ma, avendone il diritto, gli diedero pure il nome di quelle cose di cui egli

“era per sempre la personificazione e la rappresentazione vivente:
Sguardo, Presenza, Voce!
Lo chiamarono anche Luce, perché era pure la Luce che mette fine alle tenebre.
Lo chiamarono anche Amore... Maternità... Origine... Superman... Dolcezza... Pietà... Giustizia...
Nascita... Godimento... Il Liberato, come Mosè... Totalità... Parola... Linguaggio... Messia...
Immediatezza... Luce dell’Occhio e Profondità del Desiderio... Mediazione... Claire e Julienne... Riconciliazione... Sorriso... Paradiso... Re... Spada che mette fine al conflitto, alla dualità... Corpo, Carne, Verbo... Signore... Bocca, Labbra, Faringe... Amico... Fraternità...
Tu sei parola per parola il bambino, il Dio sorto dal limo delle pagine, colui che si è levato su di loro e tu ti volti e vedi questo libro da cui nasci, da cui fai nascere i tuoi. Tu guardi leggendo, lui ti ama, tu sei amato.
Tu sei sorto dal solco della linea, sei sorto da tutti i nomi, da quest’opera, da questo attraversamento del negativo”.

Nathan di Gaza, Sabbatai Zevì, Baruch Russo, infine Jakob Frank annunciarono nel 17°-18° secolo una nuova Torah, che sarebbe andata di pari passo con la Redenzione – non solo del popolo ebraico disperso e oppresso, ma dell’Universo. Con gesti paradossali la vecchia Torah veniva de-sacrata, con la forza di nuovi (blasfemi!) gesti e riti introdotto il regno messianico fondato sulla attualizzazione del Paradiso, la libertà e la gioia del corpo, sulla fine del giogo delle vecchie leggi. “Benedetto Colui che permette quello che è proibito” scrisse Jakob Frank, di cui non ho dubbi che JJA sia l’erede (o la reincarnazione, come dicevano allora). – “Sono colui che porta alle nozze, non quello che fa nascere” dice JJA in Phallophonie. Non lo spirito disincarnato, il Nome del Padre e la sua legge, l’accecamento e l’assordimento e l’alienazione, ma le nozze, l’incesto, la maternità, la fecondità, la jouissance/godimento- la gioia.
[Yahweh è nell’ebraismo il nome che non si deve usare invano né pronunciare: quando la Torah viene letta, lo si pronuncia Adonai- mio signore-, o HaShem, il nome. Se è iscritto su oggetti o libri, questi devono essere custoditi con venerazione e ritegno. Prima della distruzione del Tempio, veniva pronunciato dal solo Sommo Sacerdote durante lo Yom Kippur (Giorno del Pentimento).
Al sacro nome sono associati poteri e proprietà nascoste (coestensivi/e all’universo); – a volte le si metteva in luce con complicate sostituzioni di lettere, raddoppiamenti, combinazioni – sempre con raccoglimento, devozione, timore, rispetto.]

JJA: ‘Yahweh’ in lHaM, pp. 265-277; ‘Phallophonie’ in CISTRE 1978 (MONOD), pp. 88-102.
Gershom Scholem, “Le grandi correnti della mistica ebraica”, Einaudi 2008 (1941).
Harris Lenowitz ed.,“The Collection of the Words of the Lord [Jacob Frank]” https://archive.org/details/TheCollectionOfTheWordsOfTheLordJacobFrank
Hebrew for Christians’, “The Hebrew Names for God” http://www.hebrew4christians.com/Names_of_G-d/names_of_g-d.html.













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