http://www.kasparhauser.net/Therapeutic/conserva-meroni-jung.html
Presentazione
Fra maggio e giugno di 3 anni fa vi fu sul mio blog un interessante e, penso, significativo scambio di post fra Bruno Meroni, (eminente analista junghiano, del CIPA, che avevo da poco conosciuto personalmente a un seminario ove eravamo corelatori) e me. Era da poco uscito in stampa, dopo 90 anni di clandestinità quasi assoluta, il favoleggiato Libro Rosso o Liber Primus di Jung: un incrocio fra diario onirico e sequenza e commento di visioni, con un linguaggio fra il fiabesco e il profetico — lo sforzo di una chiarificazione e interpretazione di quanto in parte spontaneamente veniva alla luce e alla parola e in parte veniva attivamente (e rischiosamente) evocato negli anni fra il 1913 e il 1920 (grosso modo; Jung era nato nel 1875; aveva nel 1912 pubblicato il fondamentale Trasformazioni e simboli della libido). Per anni, dopo la rottura con Freud, sull’orlo fra una metánoia e una psicosi, Jung tentò di mantenere sia il contatto con la realtà condivisa (il lavoro, la famiglia, il servizio militare ecc.) che l’apertura ai contenuti che si manifestavano — dotati di una intensità a tratti sconvolgente. Fu, disse poi, la sua nekuya, il suo viaggio agli Inferi. Ne uscì carico di umana e non-umana saggezza, con un insieme di armi concettuali che elaborò nel resto della sua vita, con la capacità di aiutare molte altre persone a percorrere quello che egli chiamò il cammino della individuazione. Le minute di quel processo rimasero nascoste, per sua scelta: aveva scelto di non fondare una nuova religione o di essere un dittatoriale guru, ma un terapeuta: uno che affianca, agevola, gioisce e soffre insieme all’altro ma non gli dà i contenuti, le direttive, la direzione. Unico frammento minimamente diffuso furono i Sette sermoni ai morti, “scritti da Basilide di Alessandria, la città in cui l’Oriente tocca l’Occidente”, di cui negli anni ’20 stampò una cinquantina di copie, privatamente distribuite a persone che sentiva molto vicine, e per la prima volta resi pubblici poco prima della morte in appendice al volume Ricordi, sogni, riflessioni, curato da Aniela Jaffè. Il Libro Rossocomunque esisteva davvero; un pesante libro di 205 pagine di grosso formato, scritto a mano e pieno di miniature dipinte con la massima cura, di cui nel 2007 gli eredi diedero infine il consenso alla pubblicazione. Uscì nel 2009 in una dotta edizione curata da Sonu Shamdasani, con un prezzo ripagato dalla precisione e bellezza della riproduzione del testo e delle immagini originali (doppiati da trascrizione/traduzione e commento). È disponibile in varie edizioni nazionali; quella inglese si può leggere e scaricare nell’Internet Archive. Non è un lettura banale. Lo scambio con il Dr. Meroni riflette il primo choc della comparsa di questo testo, e insieme lo sforzo di collocarlo in una prospettiva più generale. Come vedrete, fra Meroni e me non c’era coincidenza di partenza, nella valutazione, ma mi pare vi sia stato comunque uno scambio reale (dialettico, come si diceva un tempo); e penso che il tutto mantenga il suo interesse. D’accordo con lui lo ripropongo, a distanza di anni e in un diverso contesto, perché prosegua il suo cammino.
http://gconse.blogspot.it/2011/05/proposito-del-libro-rosso-di-cgjung.html
http://gconse.blogspot.it/2011/06/re-proposito-del-libro-rosso-di-jung-di.html
http://gconse.blogspot.it/2011/06/il-libro-rosso-di-jung-3-bruno-meroni.html
http://gconse.blogspot.it/2011/04/cgjung-sette-sermoni-ai-morti-seven.html
Inoltre:
https://archive.org/details/LiberNovus-TheRedBookjung
http://gnosis.org/redbook/
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