"Teresa de Lauretis" [Giacomo Conserva]
A
Santa Cruz c'è una rupe che si eleva sull'oceano. Il viaggiatore
stanco e il pellegrino affannato, il giovane consumato dal desiderio
e la pallida vergine ammantata di neve giungono, uno alla volta
oppure a gruppi, davanti alle porte. Bussano, salutano i guardiani,
pongono le domande. Se tutto va bene, saranno salvati, saranno
riscattati. Se solo potessi vedere Teresa de Lauretis, se solo
potessi decifrare quelle iscrizioni, adesso mentre la musica dei Pulp
suona This is hardcore, forse la mia vita avrebbe
(retrospettivamente) un senso. In sogno percorro quei sentieri. La
nebbia a volte si leva verso terra, fa molto freddo a volte, non pare
nemmeno di essere in California. Ma fiori crescono sulle pendici
interne, prima della pianura. Vedi lontano il San Joaquin, puoi
indovinare la presenza (l'assenza?) delle città. Dunque devo
partire. I sonagli si scuotono, le tigri di giada sono al mio fianco,
compongo sulla tastiera digitale del mio cervello le ultime
istruzioni (quanti RAM ha?), non c'è altro da dire.
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