mercoledì 26 dicembre 2012

"Teresa de Lauretis" [Giacomo Conserva]



A Santa Cruz c'è una rupe che si eleva sull'oceano. Il viaggiatore stanco e il pellegrino affannato, il giovane consumato dal desiderio e la pallida vergine ammantata di neve giungono, uno alla volta oppure a gruppi, davanti alle porte. Bussano, salutano i guardiani, pongono le domande. Se tutto va bene, saranno salvati, saranno riscattati. Se solo potessi vedere Teresa de Lauretis, se solo potessi decifrare quelle iscrizioni, adesso mentre la musica dei Pulp suona This is hardcore, forse la mia vita avrebbe (retrospettivamente) un senso. In sogno percorro quei sentieri. La nebbia a volte si leva verso terra, fa molto freddo a volte, non pare nemmeno di essere in California. Ma fiori crescono sulle pendici interne, prima della pianura. Vedi lontano il San Joaquin, puoi indovinare la presenza (l'assenza?) delle città. Dunque devo partire. I sonagli si scuotono, le tigri di giada sono al mio fianco, compongo sulla tastiera digitale del mio cervello le ultime istruzioni (quanti RAM ha?), non c'è altro da dire.





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