domenica 26 agosto 2012

True blasphemy/ Vera blasfemia: Zizek & Pussy Riot




(circulated on FB by Chto Delat)
THE TRUE BLASPHEMY 

Pussy Riot members accused of blasphemy and hatred of religion? The answer is easy: the true blasphemy is the state accusation itself, formulating as a crime of religious hatred something which was clearly a political act of protest against the ruling clique. Recall Brecht’s old quip from his Beggars’ Opera: “What is the robbing of a bank compared to the founding of a new bank?” In 2008, Wall Street gave us the new version: what is the stealing of a couple of thousand of dollars, for which one goes to prison, compared to financial speculations that deprive tens of millions of their homes and savings, and are then rewarded by state help of sublime grandeur? Now, we got another version from Russia, from the power of the state: What is a modest Pussy Riot obscene provocation in a church compared to the accusation against Pussy Riot, this gigantic obscene provocation of the state apparatus which mocks any notion of decent law and order? 
Was the act of Pussy Riot cynical? There are two kinds of cynicism: the bitter cynicism of the oppressed which unmasks the hypocrisy of those in power, and the cynicism of the oppressors themselves who openly violate their own proclaimed principles. The cynicism of Pussy Riot is of the first kind, while the cynicism of those in power – why not call their authoritarian brutality a Prick Riot - is of the much more ominous second kind. 

Back in 1905, Leon Trotsky characterized tsarist Russia as “a vicious combination of the Asian knout and the European stock market.” Does this designation not hold more and more also for the Russia of today? Does it not announce the rise of the new phase of capitalism, capitalism with Asian values (which, of course, has nothing to do with Asia and everything to do with the anti-democratic tendencies in today's global capitalism).
If we understand cynicism as ruthless pragmatism of power which secretly laughs at its own principles, then Pussy Riot are anti-cynicism embodied. Their message is: IDEAS MATTER. They are conceptual artists in the noblest sense of the word: artists who embody an Idea. This is why they wear balaclavas: masks of de-individualization, of liberating anonymity. The message of their balaclavas is that it doesn't matter which of them got arrested – they're not individuals, they're an Idea. And this is why they are such a threat: it is easy to imprison individuals, but try to imprison an Idea! 
The panic of those in power – displayed by their ridiculously excessive brutal reaction - is thus fully justified. The more brutally they act, the more important symbol Pussy Riot will become. Already now the result of the oppressive measures is that Pussy Riot are a household name literally all around the world. It is the sacred duty of all of us to prevent that the courageous individuals who compose Pussy Riot will not pay in their flesh the price for their becoming a global symbol.

Slavoj Žižek


[Aug 7, 2012]



Le componenti delle Pussy Riot (la Rivolta della figa) accusate di blasfemia e di odio verso la religione? La risposta è semplice: la vera bestemmia è l’accusa dello stato in quanto tale configurando come reato di vilipendio della religione qualcosa che era chiaramente un atto politico di protesta contro la cricca dominante. Ricordiamo la vecchia battuta di Brecht tratta dall’Opera da tre soldi: “Cos’è la rapina di una banca rispetto alla fondazione di una nuova banca?” Nel 2008, Wall Street ci ha dato la nuova versione: Cos’è è il furto di un paio di migliaia di dollari , per cui si va dritti in prigione, rispetto alle speculazioni finanziarie che privano decine di milioni di persone delle loro case e dei loro risparmi, e vengono poi ricompensate con aiuti di stato di grandezza sublime? Ora, abbiamo avuto un’altra versione dalla Russia, dal potere dello stato: Che cosa è una modesta provocazione oscena delle Pussy Riot in una chiesa rispetto all’accusa contro Pussy Riot, questa gigantesca provocazione oscena dell’apparato statale, che irride ogni nozione di rispetto della legge e dell’ordine?”
L’azione delle Pussy Riot era cinica? Ci sono due tipi di cinismo: il cinismo amaro degli oppressi che smaschera l’ipocrisia di chi detiene il potere e il cinismo degli stessi oppressori che violano apertamente i principi che proclamano. Il cinismo delle Pussy Riot è del primo tipo, mentre il cinismo di chi è al potere – perché non chiamare la loro brutalità autoritaria un Prick Riot (Rivolta del cazzo) – appartiene al secondo genere, molto più inquietante.
Già nel 1905, Leon Trotsky definì la Russia zarista come “una combinazione viziosa della frusta asiatica e del mercato azionario europeo.” Questa definizione non vale forse ancora di più per la Russia di oggi? Non annuncia la nascita della nuova fase del capitalismo, il capitalismo con i valori asiatici (che, naturalmente, non ha nulla a che fare con l’Asia e tutto a che fare con le tendenze antidemocratiche del capitalismo globale di oggi). Se intendiamo per cinismo il pragmatismo spietato del potere, che deride in segreto i propri principi, allora le Pussy Riot sono l’incarnazione dell’anti-cinismo. Il loro messaggio è questo: LE IDEE CONTANO. Si tratta di artiste concettuali nel senso più nobile della parola: artisti che incarnano un’Idea. Questo è il motivo per il quale indossano i passamontagna: maschere di de-individualizzazione, di anonimato liberatorio. Il messaggio dei loro passamontagna è che non importa chi di loro è stata arrestata – non sono persone, sono un’Idea. Ed è per questo che sono una minaccia: è facile imprigionare gli individui, ma provate a imprigionare un’Idea!
Il panico di chi detiene il potere – rivelato dalla loro reazione brutale, ridicolmente eccessiva- è quindi pienamente giustificato. Più agiscono brutalmente, più le Pussy Riot diventeranno un importante simbolo. Già ora il risultato delle misure oppressive è che le Pussy Riot sono un nome familiare letteralmente in tutto il mondo.
È il sacro dovere di tutti noi evitare che le coraggiose persone che compongono le Pussy Riot non debbano pagare sulla loro pelle il prezzo del loro diventare un simbolo globale.
di Slavoj Žižek

[15 agosto 2012]
(Articolo originale: “The True Blasphemy”)

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