martedì 24 maggio 2011

"L'inferno dentro" [da 'Shoot4Change', 16-5-2011]



Grazie a Lorena Catania, che mi ha segnalato l'esistenza di questo molto esteso servizio sull'ex-OPG di Volterra; oltre che in sè, pare  rilevante  per il dibattito che innesca (v. i commenti che lo seguono sul sito), e per i suoi legami all'epos sotterraneo di Nannetti-NOF4. GC
http://www.shoot4change.net/?p=5185


[About S4C
Shoot 4 Change (S4C) è un’organizzazione no profit di volontariato fotografico sociale che intende dare voce a chi non ha la possibilità di essere ascoltato o visto.
I fotografi volontari di S4C sono impegnati quotidianamente a raccontare le situazioni di crisi e disagio sociale ed ambientale dimenticate, sottovalutate o, peggio, ignorate.
S4C non regala fotografie; S4C aiuta CHI NON SE LO PUO’ PERMETTERE.
Laddove S4C intrattenga rapporti con realtà commerciali, cercando di “vendere” alcuni lavori – a condizioni di parità con tutti gli altri soggetti del mercato –  gli eventuali ricavi sono strumentali agli scopi sociali dell’associazione e sono utilizzati per remunerare i costi sostenuti dai volontari ed allo stesso tempo supportare ulteriori progetti sociali.
Perché S4C crede FORTEMENTE in un nuovo concetto di fotografia sociale, che non si limiti a “raccontare” e basta ma che porti un contributo pratico alla realtà che si racconta.
S4C è a disposizione, inoltre, per ONG, Associazioni, Istituzioni, nazionali ed internazionali che intendano raccontare le proprie attività ed abbiano intenzione di affidarsi ad un network internazionale.  Data la natura no profit di S4C i rapporti con questi soggetti vengono di volta in volta concordati a partire da condizioni di rimborso spese per i fotografi coinvolti. Ogni eventuale ricavo proveniente da tali attività viene utilizzato per sostenere ulteriori attività sociali dell’Associazione e dei suoi membri.
S4C non ha risorse se non l’IMMENSO capitale umano, ricco di impegno sociale, creatività ed abnegazione.]





1 commento:

  1. Sarei curioso di sapere che emozioni suscitano i reportage sui manicomi abbandonati negli over sixty che nei manicomi hanno lavorato. Mi chiedo se la gente non abbia un filtro hollywoodiano su questi posti, le foto assomigliano sempre alle scenografie di film come shutter island. C'è una corrispondenza anche fisica o solo metaforica nel degrado che emerge dalla classica rete del letto, di traverso nel corridoio, del manicomio abbandonato, e quello che il manicomio era quando funzionava?

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