sabato 21 maggio 2011

"DELIRI", di Antonella Moscati [Edizioni Nottetempo, 2009]

Mi sono  in successione procurato due copie di questo libro; in successione, in modo del tutto distinto le ho regalate entrambe a due diversi amici in partenza (non era previsto; parlavamo; cosa porta a cosa)-  la prima si trova ora a Gerusalemme, l'altra fra Saigon e Pechino (credo)- prova fattuale della verità della tesi di Appadurai sulla molteplicità di flussi (oggetti, persone, idee etc) che caratterizzano, attraversano e condizionano il nostro modo di vivere.  Del libro in sè mi restano in questo momento i ricordi di una lettura (che non basta), la fotocopia che ho serbato di 4 pagine, i ricordi pure di una presentazione e di una cena. Poco, o molto. Una caratteristica di questo testo, credo, è il suo sfuggire alla logica del 'caso clinico'  come a quella della 'storia di vita'; la rievocazione dei "deliri" che per anni hanno periodicamente visitato l'autrice (che di professione è una filosofa) si accompagna a una intensa esplorazione intellettuale ed emotiva non solo della sua storia individuale ('papà-mamma', come si diceva nell'Anti-Edipo), ma anche di tutto il resto: tutto il mondo, tutto lo spazio della mente. Cosicchè l'aspetto propriamente filosofico non è assolutamente secondario: non solo nella costante ricerca fatta in itinere di spiegazioni di quanto sta succedendo (perchè parecchi avvenimenti concreti hanno luogo), ma anche nella elaborazione intellettuale (a velocità accelerata, ma in modo tutto tranne che insensato) di una quantità di temi al centro della problematica filosofica, religiosa e generalmente umana. Di tutto ciò una ridotta ma significativa traccia si trova nelle 4 pagine che ho fotocopiato e che, con l'autorizzazione di Antonella Moscati, riproduco; ma bisogna assolutamente immaginarle inserite nell'insieme di una narrazione e di una riflessione che precede e che continua (che continua anche oltre l'atto della lettura, devo dire, per quanto mi riguarda). GC







(LETTERATURA 'SCIENTIFICA' E NO ATTINENTE, A UN MIO PRIMO GIUDIZIO:


K.Jaspers, 'Psicopatologia generale';
L.Binswanger, 'L'esaltazione fissata' (in 'Tre forme di esistenza mancata');
R.Laing, 'Il Sè e gli altri';
Gérard de Nerval, 'Aurélia';
M.Foucault, 'La follia, l'assenza d'opera' (cfr. http://gconse.blogspot.com/2011/04/mfoucault-la-follia-lassenza-di.html)
G.Deleuze e F.Guattari, 'Che cos'è la filosofia';
W. Benjamin, 'Angelus Novus';
G.Agamben. 'La comunità che viene';
G.Agamben, 'Il tempo che resta. Un commento alla Lettera ai Romani';
Clarice Lispector, 'La passione secondo G.H.';
Rosi Braidotti, 'Soggetto nomade'.   )

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